Arquata del Tronto bLa ricostruzione di Arquata dovrà passare attraverso un programma di demolizioni, smontaggi controllati e rimozioni di macerie in tutto il centro storico – pesantemente colpito dal terremoto – che interesserà complessivamente ben 110 persone, ovvero i proprietari degli edifici semidistrutti o comunque crollati che richiedono l’eliminazione di ogni rischio per poter avviare il Piano di ricostruzione approvato in consiglio comunale proprio a maggio dello scorso anno e varato con decreto del commissario per il sisma nel successivo mese di settembre. Ma ora proprio per le forti difficoltà dell’Amministrazione comunale di Arquata di riuscire a individuare tutti e 110 i proprietari (tra cui qualcuno anche deceduto) degli immobili oggetto del programma di demolizione, si è deciso di fare ricorso ad una comunicazione pubblica attraverso l’albo pretorio e il sito web del Comune. Un passaggio fondamentale, dunque, per poter sbloccare la ricostruzione di Arquata, con interventi propedeutici che, tra demolizioni, smontaggi e rimozione delle macerie dalla zona individuata costeranno circa 2,4 milioni di euro. Del resto, come specificato anche nel programma di ricostruzione, “ad Arquata, dato l’elevatissimo grado di danneggiamento degli edifici, gli interventi di messa in sicurezza si sono costituiti prevalentemente nella rimozione macerie degli edifici crollati e nella demolizione di parte degli edifici che creavano pericolo di crollo sulla strada provinciale 129, ma gli immobili nella parte più alta del capoluogo, che si sviluppano lungo via Saladini e via Gallo, sono ancora in sito e presentano un gravissimo stato di dissesto con molte porzioni crollate e creando pericolo per la pubblica incolumità sulla stessa strada provinciale”. E si specifica anche che “si dovrà intervenire con lo smontaggio controllato, la demolizione e la rimozione delle macerie degli edifici pubblici, anche storici tutelati e degli altri edifici privati che, con le loro rovine, macerie o opere provvisorie di puntellamento impediscono o ostacolano la ricostruzione del centro storico e delle frazioni, anche in relazione alla pericolosità di ulteriore crollo connessa al proprio stato di danno”.

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