Rischio amianto: oltre 30 ordinanze in città, archivi del Tribunale inclusi

L’incubo amianto sembra essere dietro ogni angolo della città. Senza risparmiare sedi istituzionali, abitazioni, fabbriche, impianti sportivi e anche le strade. E a dimostrarlo c’è un elenco di casi a rischio e ordinanze che, ormai da tre anni, si allunga costantemente, mese dopo mese. Con almeno 30 provvedimenti che riguardano situazioni di ogni tipo, dalle sedi istituzionali come quelle del Tribunale, della Provincia e dell’ex ospedale Mazzoni (oggi Polo universitario), agli impianti sportivi, ma anche a capannoni industriali e abitazioni, oltre all’abbandono di materiale in amianto anche in strada. Con le prime 3 ordinanze di questo 2018, dello scorso 26 gennaio, relative proprio alla presenza di amianto in due edifici residenziali, rispettivamente a Mozzano e a Pennile di Sotto, e nei locali dell’archivio di Palazzo di giustizia. In pratica, il capoluogo riscopre oggi il rischio amianto in tutte quelle edificazioni che risalgono a qualche decennio fa e le ordinanze si accavallano, una dietro l’altra, per intervenire subito ed evitare che il rischio di propagazione delle fibre nocive possa fare il suo corso. Nel silenzio, sottotraccia, l’amianto ha attraversato ed attraversa tuttora le vite di tanti ascolani, in ambienti che vengono frequentati tutti i giorni. E anche gli ascolani cominciano un po’ a sentirsi circondati dall’amianto, con tutti i rischi che ne conseguono. E’ questo il dato che emerge sopralluogo dopo sopralluogo, cantiere dopo cantiere, con ordinanze che continuano a lievitare. Ed un dubbio resta: ma quanti altri casi ci sono? Quanta parte della città nasconde, magari senza saperlo, questo rischio amianto?

 

Anche il 2018 si apre con altre tre ordinanze del sindaco con le quali si intima ai proprietari degli immobili nei quali si è riscontrata la presenza di amianto di procedere immediatamente con la rimozione del rischio e, quindi, la bonifica da sostanze nocive. E tra queste, come detto, c’è anche la situazione del Tribunale, in relazione ai locali interrati che ospitano gli archivi.

In questo caso, tutto parte dalla nota del Dipartimento di Prevenzione dell’Asur Area Vasta 5 del 28 dicembre scorso con cui, in riferimento “all’accertata presenza di materiale isolante termico contenente presumibilmente amianto di tipo friabile nei locali interrati con destinazione archivio del Tribunale di Ascoli Piceno”, veniva richiesta “l’urgente produzione di documentazione tecnica da parte dei proprietari dell’immobile, al fine di tutela della salute pubblica e dell’ambiente”. Successivamente, ovvero lo scorso 9 gennaio, sono arrivate dall’Arpam di Pesaro le risultanze delle analisi effettuate sui campionamenti effettuati dal personale dell’Area vasta 5 che confermano “la presenza di amianto sui materiali di coibentazione delle tubazioni poste nei locali con destinazione archivio” e, considerato “il grado di danneggiamento del materiale contenente amianto presente all’interno di ambienti confinati” è stata palesata la necessità di un’ordinanza urgente per la bonifica dei locali tramite ditte specializzate, a fini di tutela della salute pubblica. Ed ecco, ora, il provvedimento del sindaco con il quale si invita la società proprietaria dell’immobile, ovvero la Generali Real Estate (insieme all’Agenzia del Demanio) a provvedere subito alla rimozione del rischio.

Le altre due ordinanze di questo inizio del 2018 riguardano, invece, le coperture di due edifici privati rispettivamente a Mozzano, lungo la Salaria, e Pennile di Sotto, in via Abruzzo. In entrambi i casi si sollecitano i proprietari a procedere con la bonifica e la rimozione dei materiali contenenti amianto.

 

Se l’amianto mette paura anche quando riaffiora dai vecchi edifici, a preoccupare è sempre più anche il “pericolo” abbandonato in strada. Al problema della presenza di materiale nocivo nelle costruzioni, infatti, aggiunge il problema degli incivili che continuano ad abbandonare elementi contenenti amianto sul suolo pubblico, in mezzo alla strada, senza problemi. Un fenomeno che finora ha caratterizzato aree come Castagneti, con il concreto pericolo di una dispersione di fibre, ma anche altre zone del territorio comunale, come ad esempio via Spalvieri, Tozzano, la zona di Castel Trosino, Fonte di Campo, la strada per Rosara e quella per Giustimana. E in questi casi c’è anche il problema di individuare il proprietario di quei materiali pericolosi abbandonati. Casi in cui non si ha a che fare solo con l’inciviltà, ma anche e soprattutto con l’incoscienza e la mancanza di responsabilità, considerando che oltre all’effetto-discarica c’è il rischio non trascurabile di dispersione delle fibre nocive.

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