Anche quest’anno la sede Inps di Ascoli presenta pubblicamente in una cornice istituzionale importante il proprio rendiconto sociale per il 2023, rendiconto che rappresenta oramai lo strumento cardine per esprimere il riconoscimento e la valenza sociale dell’attività che svolge, affiancandosi ai tradizionali e asettici documenti contabili. Inoltre il Rendiconto Sociale si propone in tal modo di diventare un’occasione di riflessione tra le Istituzioni locali e le forze sociali ed economiche del territorio al fine di valutare e comprendere la ricaduta della complessa attività istituzionale svolta dall’Istituto proponendosi come uno strumento di dialogo oltre che consapevolezza coinvolgendo utenti, intermediari e stakeholders e superando vecchie e stereotipate immagini di una pubblica amministrazione chiusa e autoreferenziata. La stessa regione Marche, che non a caso è l’unica regione italiana declinata al plurale, si caratterizza per una variegata caratterizzazione socio-economica, ancora più evidente se si considera che la regione confina a nord con una regione ricca e produttiva come l’Emilia Romagna e a sud con una regione come l’Abruzzo, definita dall’Unione Europea “in transizione”. E tali considerazioni tanto più sono pregnanti se si considera che la provincia di Ascoli è la più meridionale e periferica della regione.
La presentazione del rendiconto sociale Inps per il 2023 è prevista per il 17 ottobre alle ore 10 nella Sala dei Savi, a Palazzo dei Capitani ad Ascoli. Il programma: apertura lavori di Ede Talanga, presidente Comitato provinciale Inps Ascoli; saluti istituzionali: Sante Copponi, prefetto della Provincia di Ascoli; Alessandro Bono, presidente consiglio comunale di Ascoli; rendiconto sociale provinciale 2023: Simone Catini, direttore Inps Ascoli; interventi Lucia Montanini, Università Politecnica delle Marche; Emanuela Zambataro, direttrice regionale Inps Marche; Giorgio Rocchi, direttore Caritas Ascoli; conclusioni Roberto Ghiselli, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza Inps.
I DATI
“Nel dettaglio – afferma il direttore provinciale dell’Inps Simone Catini – i dati più significativi confermano il fenomeno del cosidetto ”inverno demografico” anche nella provincia di Ascoli Piceno, con effetti a lungo termine negativi sulla sostenibilità dell’intero sistema: i dati riferiti all’anno 2022, poiché non disponibili quelli del 2023, evidenziano un saldo negativo tra nascite e decessi (-1.536). Migliora invece il saldo tra immigrati ed emigrati (+ 499), che non è tuttavia sufficiente a compensare il saldo negativo tra nascite e decessi, sostanzialmente in linea con il dato regionale e nazionale. Il contesto economico ascolano nel 2023 evidenzia una buona crescita del tasso di occupazione che si attesta al 67,2% rispetto al 65,1% del 2022. Il dato del saldo netto occupazionale è positivo ed è determinato da un numero maggiore di assunzioni di rapporti di lavoro rispetto alle cessazioni. Cala sensibilmente il tasso di disoccupazione (da 6,7 a 4,3), mentre diminuisce lievemente il tasso di inattività (da 30,1 a 29,6). Ne emerge un quadro che senza tema di smentite può definirsi positivo e dinamico, anche se, al di là del dato puramente numerico e quantitativo, deve imporsi anche una considerazione qualitativa sulla tipologia dei contratti stipulati posto che, al netto dei contratti necessariamente precari (stagionali, somministrati e intermittenti), solo un 25 % sono stipulati a tempo indeterminato mentre il restante 75 % lo sono a tempo determinato con una forbice tra queste due tipologie contrattuali che peraltro nel 2023 si è allargata maggiormente rispetto al 2022. Le retribuzioni/redditi medi giornalieri nella provincia si confermano inferiori non solo rispetto al valore medio nazionale ma anche e soprattutto rispetto al dato medio regionale. In particolare, in provincia una donna percepisce giornalmente una retribuzione di € 68,1 a fronte di un dato medio regionale di € 69,6 e di un dato nazionale di € 77,6. Per gli uomini ascolani il dato si attesta ad € 88,6 a fronte di un dato regionale di € 93,5 e di un dato nazionale pari ad € 104,4. Le minori retribuzioni determinano conseguentemente trattamenti pensionistici più bassi sia della media regionale, sia della media nazionale”.