Adesso, passato il terremoto, tremano… i furbetti. Ovvero coloro che anche in uno scenario di grave difficoltà come quello del post sisma –hanno cercato di approfittare della situazione per trarne benefici economici non dovuti, con comportamenti scorretti e illeciti. E ad Ascoli si ritrova sotto la lente d’ingrandimento il 10% delle famiglie che hanno richiesto i contributi di sistemazione post terremoto. Questo l’allarmante risultato dei controlli a tappeto disposti dall’Arengo che hanno portato ad un centinaio di provvedimenti di sospensione dei contributi di autonoma sistemazione per altrettanti nuclei familiari finiti nel mirino a causa di anomalie, irregolarità e criticità riscontrate. In pratica, considerando le circa mille famiglie ascolane che hanno richiesto il Cas (ovvero il contributo di disagio per chi ha la casa inagibile), almeno in 100 casi sono emersi dubbi legittimi per i quali tutta la documentazione è stata inviata dagli uffici comunali preposti (sotto il coordinamento del dirigente Paolo Ciccarelli) a guardia di finanza e vigili urbani. Per poi arrivare, quando necessario, sul tavolo della Procura affinché la giustizia possa fare il suo corso anche per rispetto di chi, invece, si è realmente ritrovato in una situazione di difficoltà per aver perso l’abitazione ed essere stato costretto a riorganizzare la propria vita.
Qualcuno ha studiato a tavolino la strategia per ottenere il massimo da una casa inagibile che, magari, non era quella in cui si abitava. Qualcun altro è rimasto tranquillamente nella propria casa nonostante un’ordinanza di evacuazione, intascando il cospicuo contributo previsto senza, di fatto, subire alcun disagio. E ci sarebbe anche chi avrebbe provato a dichiarare anche la presenza di una persona anziana che in realtà non c’era tra le persone dimoranti in un appartamento inagibile,per poter aumentare la consistenza del contributo. Ma ora la situazione si fa difficile per tutti coloro che, in qualche modo, hanno cercato di fare i furbi.
Tutto è partito con i previsti controlli a campione, da parte degli uffici comunali, oltreché dalle segnalazioni di alcuni cittadini. Poi dopo l’affiorare dei primi casi sospetti, la macchina dell’Arengo ha deciso di procedere con verifiche su tutte le pratiche, quindi su tutte le situazioni delle famiglie richiedenti il contributo (come detto, circa mille). E questo, chiaramente, proprio per la grande mole di lavoro degli uffici stessi, ha comportato anche un lieve ritardo (un paio di settimane) nell’erogazione dei contributi a chi risulta in regola. Un grande lavoro portato avanti anche dalla polizia municipale e dagli uomini delle fiamme gialle, affiancato pure dalle verifiche sui consumi relativi alle utenze. Fino ad arrivare alla comunicazione, come detto, a circa cento famiglie, da parte del Comune, della decisione di sospendere i contributi, chiamando i diretti interessati a chiarire le loro posizioni risultate sospette.