Celani: “Di questo passo la ricostruzione durerà fino al 2050. I tecnici non ce la fanno”

Una media di 360 giorni per avviare, gestire e concludere una pratica per aprire un cantiere e ogni tecnico che, in media, dovrebbe gestire 100 pratiche per la ricostruzione. I tempi del post-terremoto, per il ritorno alla normalità, appaiono davvero interminabili e adesso il vice presidente del consiglio regionale, Piero Celani, sottolinea la necessità di “dare una svolta perché altrimenti la ricostruzione non si completerà prima del 2050”. Dati e commenti che arrivano dopo una recente riunione tra tutti gli ordini professionali dei tecnici, dagli ingegneri ai geometri, ovvero da chi si ritrova direttamente coinvolto in questo grande calderone delle procedure post-sisma.

 

Su una ricostruzione che sembra sempre più tartaruga, con la data della possibile conclusione della fase della ricostruzione che continua a slittare in avanti, interviene per fare una fotografia della situazione attuale il vice presidente del consiglio regionale, Piero Celani, che si dice preoccupato.

“Il discorso di fare squadra sul territorio, – spiega Celani – credo sia fondamentale. Ma forse è tardi. Questo è un territorio ormai ripiegato su stesso, che ha perso la fiducia nel futuro e le persone e si stanno attrezzando per una sorta di seconda vita. E se non ci mettiamo in testa di correre, qui non si va da nessuna parte. Ci sono alcuni dati che rendono l’idea del dramma che stiamo vivendo dal punto di vista organizzativo e col legislatore che non ha capito che questo era un terremoto diverso dagli altri e andava affrontato con una normativa speciale. Perché non si può affrontare lo straordinario con l’ordinarietà”.

“Chi è stato sul campo e ha vissuto i territori – aggiunge l’esponente regionale – lo ha detto sin dall’inizio. Ma qui non hanno colpa i commissari. Si è trattato di un terremoto diverso da tutti i precedenti dalla Valnerina, a quello de L’Aquila, anche perché è diversa la tipologia e l’estensione del territorio colpito. Sono stati toccati territori disagiati, con un senso di appartenenza molto forte e dove la presenza di servizi rappresentava un elemento fondamentale per far rimanere la gente. Questo terremoto ndava affrontato di petto con interventi straordinari”.

 

“Ho dei numeri, – prosegue Piero Celani – emersi proprio dalla recente riunione degli ordini professionali dei tecnici, che sono eloquenti riguardo l’attuale situazione per la ricostruzione. I dati sono incredibili, tragici. Abbiamo registrato su tutte le aree del terremoto circa 98.000 pratiche relative agli edifici privati. Il segnale della sfiducia è che abbiamo appena 1.100 tecnici e questo è il segnale delal sfiucia, che operano in questo settore. Una media assurda di 100 progetti a tecnico. Impossibile… E l’altro dato che abbiamo è che abbiamo rilevato che dal momento in cui un tecnico prende in carico un progetto e lo porta a termine passano 360 giorni. Ovvero 5 giorni meno di un anno. Vi rendete conto di cosa significhi?”.

“Di questo passo – conclude il vice presidente del consiglio regionale – arriveremo a conclusione della ricostruzione nel 2050. E l’altro aspetto che fa riflettere è che molti tecnici stanno rinunciando e, quindi, le persone con edificio inagibile devono cercare altre soluzioni mettendosi in coda. Questo è il risultato di una normativa farraginosa. Per portare a termine un progetto ci sono ben 43 atti da fare:dalle relazioni allo stato di fatto, alle perizie giurate, ai computi metrici… Mentre per un appalto pubblico il responsabile del procedimento deve fare  addirittura 72 atti. Fatto sta che la ricostruzione privata langue e così non se ne viene assolutamente fuori”.

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