La ricostruzione del post-sisma, ad Ascoli, adesso inizia a far affiorare, seppur a distanza di oltre un anno e mezzo, anche la grave situazione in cui si trovano molte attività commerciali e produttive. Uno scenario tutt’altro che incoraggiante che trapela dai dati ufficiali presi direttamente dal sito della Regione Marche dedicato al post-terremoto, con informazioni attinte dagli Uffici per la ricostruzione. La conferma arriva dal dato aggiornato allo scorso 15 febbraio che vede, rispetto al precedente aggiornamento del 19 gennaio, 75 pratiche istruite relativamente ad Ascoli-città sulle oltre 650 (rispetto alle 450 del mese scorso) relative a tutto il territorio provinciale. Ovvero un dato sul capoluogo che rappresenta l’8,6% di tutte le pratiche istruite. E il primo riscontro che affiora è comunque un’accelerazione che c’è stata nell’ultimo mese, considerando che a gennaio le pratiche istruite a livello ascolano risultavano soltanto 37 pratiche, mentre ora il numero è quasi raddoppiato, anche se si tratta di numeri ancora molto piccoli rispetto alle centinaia di unità abitative o produttive dichiarate inagibili in città. Altro dato significativo, da evidenziare, è, come detto, l’affiorare – seppure in ritardo – di un certo numero di pratiche relative alle attività commerciali e produttive che hanno finalmente visto istruite le pratiche presentate: sono in totale 21 (sulle 75 totali) e riguardano prevalentemente il commercio, qualche ufficio e qualche attività produttiva o impresa di servizi. Ovvero il 3,5% delle pratiche, a questo punto, riguarda negozi e imprese, rispetto alle abitazioni. Ma c’è anche la pratica che riguarda l’Anfass, andando a toccare, quindi, anche il terzo settore e il volontariato. Altro riscontro significativo, sempre su Ascoli-città, quello che riguarda i contributi finora erogati – che sono suddivisi tra solo 5 pratiche (di cui una per attività di servizi e il resto abitative) – ammontano a circa 945.000 euro. E questo serve per capire, proiettandosi in avanti, a che tipo di cifre si potrebbe arrivare una volta messa in moto la macchina burocratica degli oltre 900 edifici dichiarati inagibili.
Che il commercio ascolano sia in ginocchio lo dimostrano, purtroppo a cadenza sempre più frequente, le serrande che purtroppo continuano ad abbassarsi, in ogni zona ma prevalentemente in centro storico. Ma ecco che ora la consistenza della mazzata che il settore ha ricevuto a livello economico e logistico (con i trasferimenti forzati per l’inagibilità dei locali) comincia ad emergere dai numeri ufficiali degli Uffici per la ricostruzione, ovviamente in rapporto alle pratiche finora istruite. I 21 casi di richiesta di contributi da parte di negozi e altre attività a fronte di 75 pratiche complessive, lasciano capire quale potrebbe essere in prospettiva l’effetto pesante del terremoto sulle ditte e le partite iva. Scandagliando le attività produttive che ora figurano nero su bianco nella colonna delle pratiche istruite, sul sito della Regione, per i contributi di ricostruzione o sistemazione, emergono diversi negozi di abbigliamento o di articoli sportivi, agenzie di viaggio, attività di ortofrutta, attività artigianali o parrucchierie, un’agenzia immobiliare, ristoranti-pizzerie, negozi di intimo, studi fotografici, servizi per l’ufficio e anche società che operano nel settore ambientale, un’impresa edile, un asilo privato. Senza dimenticare quelle che, invece, sono attività senza alcun fine commerciale e che rappresentano punti di riferimento a livello religioso e sociale, come il Palazzo vescovile e, come detto, l’Anfass Onlus.