consind_palazzoOra le aziende che lasceranno inutilizzato per più di 3 anni il proprio capannone nella zona industriale di Ascoli, rischiano di vederselo recuperare da Piceno Consind scalando anche l’importo dei contributi ottenuti al momento dell’insediamento.  Per poi rimetterli in vendita a disposizione di potenziali nuovi investitori o ampliamenti aziende già presenti. In questa direzione, infatti, il primo passo è stato già compiuto, dal consorzio piceno per l’industrializzazione, con la formalizzazione del riacquisto, tra l’altro a costo zero scalando i contributi ottenuti a suo tempo dall’azienda, dello stabilimento e annessi terreni della B&B Italia, praticamente a costo zero. L’operazione, infatti, è portata a conclusione avvalendosi della legge 488 che prevede di recuperare i beni non più utilizzati da aziende che hanno chiuso o si sono trasferite andando anche a scalare dal prezzo di acquisizione stimato i contributi statali percepiti dalle stesse al momento dell’insediamento o in una fase successiva. Il consorzio piceno per l’industrializzazione, dunque, su indirizzo del presidente Procaccini e con approvazione del consiglio direttivo, ha portato a conclusione la procedura di recupero dello stabilimento industriale della società B&B Italia (in precedenza Xilitalia), andata via da Ascoli nel 2010. E dal valore complessivo dei beni definito in circa 3,2 milioni di euro, dopo una stima sulla base dei valori di mercato, ha scaltato i 3,8 milioni di euro che  la società aveva ottenuto come contributi proprio per la realizzazione del capannone. Si è deciso, quindi, di aprire la strada a questa procedura di riacquisizione “coattiva”, anche dopo interlocuzioni non andate a buon fine con l’azienda, non potendo quindi escludere anche un eventuale contenzioso. E adesso Piceno Consind intende procedere anche con altri capannoni o aree secondo la stessa procedura attivata per questo primo caso.

 

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