acquaroli“Come avviene sistematicamente e periodicamente, ho fatto un punto sulla ricostruzione con l’assessore delegato Guido Castelli e devo dirvi che l’ottimismo dell’autunno 2021 inizia a fare un po’ spazio alla preoccupazione”. Queste le parole, sul proprio profilo facebook, del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli. “La Regione – scrive ancora Acquaroli – ha riorganizzato profondamente l’USR e, prima con l’ingegner Babini e ora con l’ingegner Trovarelli, ha sviluppato un indirizzo ispirato a concretezza e flessibilità. Nonostante questa “svolta” rispetto alla precedente gestione, riconosciuto da tecnici e amministratori locali, tanti sono i fattori esterni che stanno incidendo sulla ricostruzione. Molte vicende sono tuttora aperte e le soluzioni devono essere trovate con un coinvolgimento pieno delle regioni nelle scelte qualificanti. A questo riguardo, al contrario, specie per quanto attiene l’aspetto della rigenerazione economica del cratere (FCS Sisma – Misura B) – si registra una tendenza centralistica che tende ad una marcata marginalizzazione delle Regioni. Ma andiamo per ordine.
Dopo l’ordinanza 126 sul prezziario (alla cui declinazione finale ha contribuito fortemente la regione Marche) occorre assicurare un monitoraggio costante e continuo dei prezzi delle materie prime perché, con lo scenario attuale, potrebbe rendersi necessario un ulteriore aggiornamento. In questo senso, stiamo portando avanti un confronto continuo con le categorie e con i tecnici per comprendere se e quanto sia necessario intervenire di nuovo. Certamente sulla ricostruzione privata incide fortemente anche la scarsità delle imprese, ora maggiormente interessate a lavorare con il Superbonus. Ma rispetto a questo, nulla noi possiamo. A preoccuparmi è anche l’ancora basso numero delle domande per la ricostruzione delle abitazioni presentate. Certamente i segnali che arrivano nell’ambito dei servizi scolastici e nell’ambito della ricostruzione pubblica non sono incoraggianti e convincenti nei confronti di chi da ormai sei anni è costretto fuori casa e in sistemazioni di emergenza. Oltretutto non è facile la scelta di restare a vivere in un luogo dove non si riesce a vedere certezza sul futuro e dove il presente è precluso da interi paesi, palazzi, chiese e strade tutte ancora da ricostruire. Questo ritardo nella ricostruzione pubblica incide pesantemente anche su una larga fetta della ricostruzione privata. A mio avviso è altrettanto allarmante il segnale di marginalizzare il ruolo delle Regioni nella rigenerazione economica. Infatti la competenza sulle politiche economiche è in capo alle Regioni e il fatto che possano essere “espropriate” di questo ruolo rappresenta un notevole passo indietro, perché si rischia di mettere in campo misure che possono non sortire l’effetto sperato. La Regione conosce i territori, le categorie e le esigenze reali, e nessuno più che il livello regionale può coordinare azioni fondamentali per rilanciare queste aree. Siamo i detentori di tutti i piani urbani, infrastrutturali, dei servizi e già coordiniamo le politiche economiche non straordinarie. In una partita così importante come quella della ricostruzione, marginalizzare il soggetto principale non ci sembra la scelta più lungimirante. Certamente da settembre 2020 abbiamo impresso una svolta alla ricostruzione che avevamo trovato dormiente. Altrettanto certamente è stato riconosciuto il merito del Commissario e all’Usr per la loro capacità di saper dirimere questioni importanti. Certamente c’è una forte condivisione fatta costantemente con tutti i soggetti principali, ma il tema che pongo oggi è di natura politica. Se si vuole ricostruire e ripopolare queste aree le scelte devono essere oggetto di un precisa programmazione condivisa con le categorie e proiettata nel futuro: certezza sui tempi, sui servizi e sullo sviluppo sarà l’elemento dirimente per tante persone, sulla decisione di restare o di tornare a vivere in questi territori”.
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