soldi“Il Governo sugli investimenti sta letteralmente dimenticando le aziende delle aree colpite dal sisma 2016”. Queste le parole dell’onorevole Patrizia Terzoni che aggiunge: “La risposta che è stata data oggi a una mia interrogazione sui crediti d’imposta per le aziende che hanno fatto investimenti è assolutamente insoddisfacente. Il Parlamento decise di estendere il credito d’imposta per gli investimenti per le aziende, misura originariamente pensata per le regioni del Sud, anche alle aree colpite dal Sisma 2016, prorogandolo anche per l’annualità 2021. Ora, quindi, ci sono tantissime aziende che hanno programmato investimenti, speso i soldi e redatto i bilanci sulla base di una legge dello Stato, magari per somme di milioni di euro, che si trovano a non poter esigere il credito in quanto mancherebbe l’ok finale dalla Commissione Europea per la deroga alle norme sugli aiuti di Stato nell’ambito delle misure a sostegno dell’economia per la crisi del Covid19. Tra l’altro la Commissione aveva già dato un parere nel Marzo 2021 a cui il Governo non ha dato seguito e solo dopo l’intervento del parlamento con un emendamento al decreto 192 del novembre 2021 si è sistemata la questione, ma ancora nulla di fatto. Non è ancora disponibile neanche il format per la richiesta sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Mi chiedo se e quando questo via libera è stato chiesto dal Governo visto che sono passati diversi mesi dalla decisione del Parlamento. Così non va, le aziende non possono morire per l’inefficienza della burocrazia, dopo aver subito i danni di plurime crisi, dal sisma a quella bellica passando per la pandemia” così Patrizia Terzoni, deputata del M5S, commenta la risposta del Governo all’interrogazione sullo stato dell’arte circa il riconoscimento dei crediti d’imposta per gli investimenti per le aziende delle aree terremotate”. “Più in generale – continua la Terzoni – il Governo pare refrattario ad un confronto serrato sul tema del rilancio economico e sociale delle regioni colpite dal sisma 2016 ed in particolare di Marche ed Umbria. Dalla legge di bilancio ad oggi ha sempre bocciato tutte le nostre proposte di proroga degli aiuti per comuni, per imprese e per l’annosa questione della deroga al numero minimo di alunni. Dopo la riclassificazione avvenuta a gennaio 2021 da parte della Commissione Europea delle due regioni Marche ed Umbria tra quelle “in transizione”, cioè con rilevanti problemi socio-economici, con una vera e propria retrocessione rispetto agli anni precedenti, mi sarei aspettata un’azione decisa per ampliare i benefici fiscali su tutti i fronti, adeguandoli a quelli di cui beneficiano le regioni del sud. Invece, a parte un contentino sui fondi per le progettazioni dei comuni approvando un mio emendamento, il tema non viene affrontato. Stiamo parlando di misure per centinaia di milioni di euro ogni anno che andrebbero a beneficio di un tessuto economico che langue, nonostante gli sforzi delle aziende per rimanere in piedi e rilanciarsi. Quello delle regioni “in transizione” e delle azioni che dovrebbero essere intraprese è un tema strategico per questi territori. Il Governo, spiace doverlo constatare, resta invece sordo davanti alle richieste del territorio. Continuerò ad insistere in questo senso, anche con nuove interrogazioni che presenterò nei prossimi giorni al Ministero dello Sviluppo Economico”.

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