TribunaleOkPer Franco Giorgi, l’ascolano di settantotto anni rimasto per oltre quattro anni rinchiusi nelle carceri libiche, si è aperto ieri il processo in cui è accusato di intermediazione nella compravendita internazionale di armi insieme con altre tre persone finite con lui al centro dell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Ascoli. Con lui, a giudizio, sono  finiti anche Gamal Saad Rezkalla Botros, cinquanìtaduenne di origine egiziana ma residente a Colli del Tronto; del trentunenne Siracle Zreg e cinquantunenne venezuelano Paolo Rubin residente però da alcuni anni a Padova. All’inizio dell’udienza, è stata sollevata dai difensori degli  imputati l’eccezone di difetto di giurisdizione sostenendo che non fosse il tribunale di Ascoli competente sui fatti che venivano contetstai. Eccezione che già in sede di udienza preliminare era stata sollevata e che, ieri, dopo essere stata riprosta, ha indotto il collegio giudicante di pronunciarsi in merito e stabilire la permanenza del processo ad Ascoli. L’inchiesta, condotta dal procuratore della Repubblica di Ascoli Umberto Monti, riguarda la compravendita di armi e munizioni destinate alla Libia che Giorgi, in qualità di i ntermediario, avrebbe fatto pervenire da nazioni dell’est europeo. A garanzia della comprovendita, sarebbe stata versata a Roma, nel giugno del 2014, una caparra di 100mila euro. La trattativa sarebbe poi proseguita con il versamento di un’altra caparra alla fine di agosto di 190mila euro che sarebbero serviti per un affare da circa 16 milioni di euro e poter noleggiare un aereo che avrebbe dovuto trasportatre in Libia le armi. A tutto ciò sarebbe poi proseguita una ulteriore trattativa per una fornitura del valore di circa 4 milioni di euro. Per il procuratore della Repubblica Umberto Monti, l’attività di intermediazione posta in essere da Giorgi che si sarebbe avvalso della collaborazione di Botros come interprete, sarebbe stata effettuata in violazione della Risoluzione 1970 del consiglio di sicurezza dell’Onua Nazioni unite adottata nel 2011 che prevedeva anche l’embargo sulle armi dirette alla Libia, il sequestro di quelle trovate ed evitare di fornire mercenari.

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Vice direttore della Gazzetta di Ascoli - Giornalista

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