Petrucci5CD0F718-10F2-46A4-B4D9-9911EA3130BA“La migliore politica, la politica di cui c’è bisogno, è quella che nei momenti difficili opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. E Aleandro, in una sorta di riconoscimento bipartisan, è stato proprio così. Ha pensato al futuro e non al presente. Tantomeno al passato”. E’ un passo dell’omelia di mons. Domenico Pompili per il funerale di Aleandro Petrucci, sindaco di Arquata del Tronto , uno dei Comuni più devastati del sisma del 2016, morto ieri dopo una malattia. Le esequie sono state celebrate presso la chiesa del villaggio Sae di Borgo 1. “Ora che non c’è più, non basta la nostalgia; occorre far tesoro della sua lezione di vita – ha aggiunto l’amministratore apostolico della Diocesi di Ascoli -. Avere uno sguardo costantemente rivolto alla ricostruzione sociale ed economica, per evitare di costruire case vuote o cattedrali nel deserto”. Facendo, ha aggiunto, “come fece Aleandro quando chiese ed ottenne l’apertura della fabbrica ad Arquata in modo che la gente potesse vivere e non solo sopravvivere. Dobbiamo lavorare perché l’Appennino sia vissuto e non osservato; sia quel che è, cioè la spina dorsale del Paese, che va collegato e non isolato”. Ai funerali hanno partecipato, tutti con un garofano rosso in mano, molti arquatani, i sindaci delle città vicine, tra cui il sindaco di Ascoli Marco Fioravanti, il vice sindaco di Arquata Michele Franchi, il capo dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli, il vice presidente di Forza Italia Antonio Tajani, il commissario di Fi Marche Francesco Battistoni, l’assessore regionale con delega al terremoto Guido Castelli, l’ex sindaco di Ascoli Piceno ed ex presidente della Provincia Piero Celani.

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