Per la rubrica “Dialoghi” della Gazzetta di Ascoli, ci siamo confrontati con il sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti, sull’emergenza Coronavirus in questo avvio della fase 2 per fare il punto della situazione e guardare avanti tra iniziative immediate e prospettive per la città.

 

di Luca Marcolini

 

Sindaco, in questo difficile momento di emergenza, qual è il suo primo pensiero quando si alza la mattina?

“I pensieri che mi accompagnano ogni mattina sono tanti. Ma il primo è sempre quello di riuscire a dare risposte a molte famiglie e attività in difficoltà. Inizio la giornata cercando di pensare a ogni soluzione possibile per tutti quei cittadini che hanno bisogno, tanti dei quali mi aspettano anche davanti casa, ogni giorno, per chiedere un aiuto o segnalare problemi da risolvere”. Fioravanti con caffè

Pensa come amministratore comunale di aver investito bene i soldi destinati a proteggere la comunità? E quanto pensa questa emergenza possa stravolgere la vita degli ascolani e l’attività dell’Arengo nei prossimi mesi?

“Sono convinto che abbiamo speso risorse in modo efficace ed efficiente, sempre cercando di indirizzare le scelte verso un unico obiettivo: dare risposte concrete a quelle che sono le reali  esigenze dei cittadini. Penso di aver operato in maniera corretta e mi gratifica il fatto di trovare una conferma anche nei tanti segnali quotidiani di apprezzamento da parte delle persone. Per quanto riguarda la prospettiva, sono preoccupato sia per il futuro del Comune che per quello della città, ma sono certo che l’opportunità per essere ottimisti sia quella di adottare un nuovo modello che, come già scritto nel mio programma elettorale, si basi su una visione di città smart, a dimensione d’uomo. Un modello dove la la persona deve essere prevalente, deve avere un ruolo centrale. Una città nella quale sia necessario rivedere le abitudini anche per vivere secondo un nuovo stile di vita anche il nostro centro storico, ad esempio senza voler arrivare ovunque con l’auto. Bisogna correre di meno dietro a cose spesso inutili e tutelare di più salute e qualità della vita. Vogliamo arrivare ad un nuovo modello di socialità. Ad esempio valorizzando ancor più parchi, giardini,  piste ciclabili. Un modello di sviluppo che si basi anche sulla cooperazione tra cittadini e tra attività. Una città condivisa e non più vissuta in maniera individuale. Ad esempio, in ottica futura contiamo di poter creare anche posti di lavoro legati all’ambiente e allo sviluppo turistico. Ascoli, in un momento in cui è necessario il distanziamento,  può essere avvantaggiata e quindi più attrattiva attraverso i propri spazi: dai parchi al fiume, alla montagna, oltre al valore culturale della città, possiamo tornare ad attrarre. Oltreché puntare sulla qualità della vita”.

Qual è il più grande rischio ancora all’orizzonte e quale, invece, la più grande opportunità da cogliere per rialzarsi e ridare alla città una chance di rinascita?

“L’opportunità è proprio il perseguire quel modello di città smart cui ho appena accennato. I rischi reali, invece, sono due. Nel primo caso, se lo Stato non è protagonista e presente in trincea quotidianamente, arrivando a capire le esigenze della gente, si rischia di arrivare ad uno scenario di completo assistenzialismo, quindi a scapito di chi ha voglia di lavorare e di darsi da fare per la ripresa e lo sviluppo. Sull’assistenzialismo ci si può pericolosamente adagiare. L’altro rischio è lo sconforto: se si si lasciano sole tutte le attività finora dimenticate, diventa davvero difficile… Bisogna alimentare la speranza perché a sua volta può stimolare reazioni, investimenti, voglia di riscatto. L’aspetto psicologico è fondamentale. Quando si è incapaci di elaborare un lutto e non lo si vuole accettare è dura. Questa fase è stata un po’ come un lutto per tutti noi, ma bisogna riconoscere quello che è stato e reagire subito per superare questo momento.  La politica da questo punto di vista ha un ruolo fondamentale”.

Quanto è stato importante, a suo avviso, aprire un dialogo diretto quotidiano con i cittadini nelle fasi più rischiose dell’emergenza? E a chiusura della fase 1 che voto in pagella darebbe agli ascolani per i comportamenti tenuti? Hanno ascoltato le sue raccomandazioni?

Fioravanti con la genteIl valore del confronto costante con i cittadini ha avuto una duplice importanza: per me e per i cittadini. Potermi confrontare quotidianamente con loro, attraverso le segnalazioni, i commenti, il dialogo, mi ha dato la possibilità di comprendere con precisione tutto quello che stava succedendo e questo mi ha permesso di mettere a punto le soluzioni ai vari problemi e comprendere le reali esigenze. Viceversa, i cittadini ci sono stati vicini perché li ho informati quotidianamente e in maniera puntuale sulle attività e iniziative che stavamo mettendo in campo, coinvolgendoli e rendendoli partecipi delle scelte. Un voto in pagella per il comportamento tenuto durante questa prima fase dell’emergenza Coronavirus? Io agli ascolani darei un bel 9 perché sono stati bravi, ma bisogna sempre puntare a migliorarsi”.

L’emergenza sociale è strettamente legata a quella economica. Come vede questa fase 2 che dovrebbe agganciare le soluzioni-tampone alla ripresa? Nessuno ha la bacchetta magica, ma su cosa avete puntato per aiutare l’economia locale?

Fioravanti al computer“Una prima leva importante è quella della Tari, per cercare attraverso agevolazioni fiscali di portare nuovi residenti ad Ascoli: il messaggio è di venire a vivere o tornare ad Ascoli perché è una città accogliente, dove si vive bene e c’è una prospettiva importante per il futuro. L’altra linea è quella della relazione costante che ho con gruppi industriali, manager, società con l’obiettivo di sviluppare possibili investimenti. Contemporaneamente stiamo lavorando anche in un’altra direzione che è quella di incrementare la presenza dell’Università ad Ascoli”.

Si aspettava o si aspetta segnali di aiuto e supporto ulteriori da altre istituzioni, come ad esempio il Governo e la Regione?

“Mi aspettavo maggiore concretezza, perché si è perso troppo tempo ad inseguire misure poco efficaci. Dobbiamo mettere mano al sistema burocratico, con urgenza, altrimenti si depotenziano tutti i possibili investimenti. Noi ne parliamo da anni, ma è arrivato davvero il momento di abbattere l’ostacolo delle procedure per lo sviluppo delle città. E’ inutile indirizzare risorse sulle spalle dei sindaci senza che poi questi ultimi possano utilizzarle a causa della stagnante burocrazia.  Bisogna garantire la possibilità di spendere e investire subito. Ad esempio, sul fronte del terremoto continuiamo a chiedere una semplificazione… Così come chiediamo che si possa arrivare a individuare i sindaci come commissari per lo sblocco veloce dell’edilizia scolastica”.

Come è nata e si è sviluppata l’idea di portare all’aperto tutte le attività economiche chiedendo anche una sinergia tra loro? 

Sindaco dona mascherine“L’idea nasce dalla visione, di cui parlavo, di una città che va condivisa per sfruttarne a pieno le potenzialità. Siamo stati tra i primi comuni in Italia ad attivare un provvedimento del genere e mi hanno chiamato molti colleghi sindaci chiedendomi di avere le nostre linee guida.La nuova dimensione della città deve essere quella secondo cui  gli spazi pubblici devono essere per tutti e noi non vogliamo una sorta di isole vuote, ma tante aree con rispetto delle distanze ma vive. Cooperare: è questa la scelta importante. Bisogna dare spazio di manovra e l’opportunità di essere propositivi, sempre rispettando le regole, il pasesaggio e l’architettura. Uniti si possono raggiungere obiettivi importanti”.

Se potesse parlare con il Coronavirus, cosa gli direbbe?

Fioravanti con mascherina“Gli direi che noi ascolani non abbiamo paura di lui e per quanto possa esser subdolo, invisibile e aggressivo, deve sapere che si scontra con una città che è più tosta e forte di lui. Quindi se con la sua aggressività pensa di determinare il nostro futuro, deve sapere che è solo un’illusione”.

C’è una cosa che non rifarebbe e una che, invece, vorrà fare a tutti i costi?

“Mantenere il  contatto costante e diretto con i cittadini, perché  è quello che mi indica la giusta via per orientare le vele della città”.

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