arredamenti-negozi-abbigliamento-uomoL’emergenza Coronavirus si trascina dietro inevitabilmente un’altra emergenza per molti commercianti ascolani: i canoni di affitto da pagare nonostante tutto. E sono diversi i casi di gravi difficoltà con il rischio tutt’altro che remoto per qualcuno di non poter rialzare la serranda proprio per l’insostenibilità dei costi in un momento in cui non è possibile incassare. A sottolineare la gravità della situazione è Costantino Brandozzi, della Confcommercio picena.

“I commercianti sono stati lasciati praticamente soli, tra costi come affitti, fornitori e utenze da coprire per l’attività che vanno a cumularsi con quelli da sostenere anche per la vita familiare, senza poter avere introiti. Il discorso degli affitti è un grande problema perché ad oggi tutto è lasciato alla trattativa tra le parti. Alcuni proprietari sono comprensivi, altri invece non lo sono e chiedono i pagamenti.  Ci sono casi di attività aggiunge Brandozzi in serie difficoltà per questo aspetto, in tutta la Provincia. E c’è il forte rischio che qualcuno non riesca più a rialzare la serranda dopo l’emergenza. Noi come Confcommercio abbiamo chiesto a livello nazionale che si definisca, dal punto di vista normativo, che per tutto ciò che scaturisce dall’emergenza Coronavirus si possa invocare la causa di forza maggiore per poter sospendere i pagamenti. Questo non riguarda solo gli affitti, ma anche i rapporti con i fornitori, le utenze. Attualmente l’unico strumento disponibile per gli affitti è quello del credito d’imposta al 60%. Va considerato – sottolinea l’esponente della Confcommercio – che dietro ogni azienda c’è una famiglia che deve comunque coprire tutte le spese anche per vivere, oltre quelle dell’attività. Il piccolo imprenditore è sicuramente il soggetto più debole in tutta questa emergenza. Qui ci vogliono sostegni a fondo perduto, per tamponare una situazione che non si è creata per volontà dei commercianti. Non bastano i prestiti”.

 

 

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