Terremoto e sopralluoghi inutilmente attesi, in diversi se ne vanno

Alla fine, sono sempre di più quelli che mollano e se ne vanno. Dopo una lunga attesa durata addirittura quattro mesi, c’è chi trasloca e lascia la propria abitazione (in particolare chi è in affitto), stufo di aspettare un sopralluogo che non arriva mai, per andarsene al sicuro, altrove. E magari verso la costa. E’ questo uno degli effetti dei ritardi nei sopralluoghi accumulatisi in questi mesi, con diverse famiglie che, non riuscendo più a vivere nell’incertezza sull’agibilità o meno dell’appartamento in cui abitano, prendono le valigie e trovano un’altra soluzione, pur non beneficiando dei contributi di autonoma sistemazione.

Con un elenco di 9500 verifiche ancora da effettuare, è normale che le famiglie in attesa di conoscere il loro destino da più di 4 mesi comincino ormai a perdere la pazienza. Con uno sciame sismico imprevedibile e con lesioni che le accompagnano magari dallo scorso 24 agosto, è difficile convivere. Ed ecco, allora, che alcuni scelgono di andarsene altrove a cercare tranquillità. Qualcuno, addirittura, lo annuncia sui social con tanto di foto del trasloco. Quel che è certo è che, in questa situazione, a pagare lo scotto di questa lungaggine delle procedure è senza dubbio la città. Una città che ha visto già una mini-fuga verso la costa subito dopo le scosse di agosto e di ottobre e che adesso comincia ad assistere a qualche altro addio per le mancate risposte riguardo la conferma o meno dell’utilizzabilità o meno degli edifici.

 

E’ chiaro che, adesso, l’obiettivo dichiarato anche attraverso gli ultimi provvedimenti, è quello di accelerare i tempi, a fronte di una situazione che si è rivelata decisamente più complicata e dalle dimensioni più consistenti rispetto alle previsioni iniziali. Nessuno, sicuramente, si aspettava (o si rendeva conto) del fatto che ad Ascoli potessero essere circa 10.500 (di cui circa un migliaio evase) le richieste di sopralluogo per edifici lesionati dal terremoto. Forse la situazione è stata sottovalutata e le poche squadre tecniche inviate sin dall’inizio nel capoluogo, oltre ad un continuo aggiornamento delle procedure, hanno potuto fare molto poco per fronteggiare lo scenario concretizzatosi. Adesso, con lo sblocco dell’utilizzo di tecnici locali per far fronte alle tantissime richieste da effettuare, si spera di poter velocizzare tutta la fase delle verifiche, considerando che, qualora si mantenessero gli stessi ritmi attuali, le procedure potrebbero protrarsi per ben 25 mesi, ovvero più di due anni. E questo significherebbe, per tutti coloro che sono in attesa, dover aspettare ancora mesi e mesi prima di sapere se ci si trovi in un’abitazione inagibile o meno. E per avere eventuali risposte sulla possibilità di ottenere i contributi previsti. Ma, come si può vivere per altri due anni nell’incertezza totale? Da qui le motivazioni che hanno portato, come detto, diverse famiglie ad andarsene anzitempo.

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