Sisma, centinaia di ascolani col fiato sospeso in attesa di proroghe per ricostruzione e contributi

Tanti ascolani col fiato sospeso,  in attesa di conferme ufficiali su quello che succederà a partire dal 2019 per la gestione del post terremoto, a fronte di uno stato di emergenza post-sisma che, al momento, vede la fine dietro l’angolo, ovvero lunedì prossimo, 31 dicembre. L’attesa è, innanzitutto, per una proroga fino al 31 dicembre 2019 che arriverà con lo sblocco della manovra di bilancio a livello nazionale, ma che comunque al momento deve essere approvata per poter dare, dopo due anni, certezze alle popolazioni delle zone colpite dal terremoto.

 

Nel capoluogo piceno, in attesa di questa manovra di bilancio e di conseguenti ordinanze commissariali, c’è chi – 30 famiglie per un totale di 75 persone – senza una proroga dei termini, già dal primo gennaio, dovrebbe trovarsi subito un alloggio alternativo agli alberghi o b&b dove ha vissuto finora dopo i danni e le inagibilità provocate dal sisma. Con l’Arengo – così come altri Comuni marchigiani – che avrebbe comunque non poche difficoltà ad aiutare questi nuclei familiari a trovare un’abitazione. Così come sono 855 le famiglie ascolane (per un totale di 2.020 persone) che a fronte di un’abitazione abbandonata perché dichiarata inagibile, hanno dovuto trovarsi un’altra sistemazione e, pur con qualche ritardo, percepiscono il famigerato contributo di autonoma sistemazione ma senza saperer ancora fino a quando ciò sarà possibile e se le modalità di assegnazione cambieranno, come già emerso. Dulcis in fundo, c’è la lentissima macchina della ricostruzione che vede solo poco più di 250, su almeno 1000 previste per Ascoli-città, le pratiche che sono già state presentate all’Ufficio regionale preposto e in parte istruite. Ecco perché questo 31 dicembre ormai alle porte non sarà solo il giorno dello spumante e dei brindisi, ma per il capoluogo ascolano e altre città rappresenterà un passaggio nodale per capire cosa succederà dopo, ovvero quali saranno tempi e modi per uscire da questo interminabile tunnel del post-terremoto. Senza dimenticare tutte quelle attività produttive, commercio in primis, che attendono l’annunciata prorogata di zona franca e altre agevolazioni per poter resistere nonostante locali non più utilizzabili o con interventi in corso per la messa in sicurezza.

Uno dei problemi pratici più impellenti da risolvere attraverso l’attesa proroga dello stato di emergenza è sicuramente quello delle famiglie sfollate che si trovano ancora nelle strutture ricettive. Per la precisione, come confermano dall’ufficio comunale preposto, gestito dalla polizia municipale, sono 30 le famiglie ascolane (per un totale di 75 persone) che vivono ancora in alberghi, anche sulla costa, o in bed & breakfast dopo aver dovuto lasciare la propria abitazione inagibile. Famiglie che attendono di sapere se anche dopo il 31 dicembre potranno restare ancora dove sono e fino a quando potranno farlo. E’ vero che qualcuno sta cominciando autonomamente a trovare un’altra soluzione abitativa, ma è altrettanto vero che si tratta di un processo ancora molto limitato e per tutti gli altri anche l’Arengo si trova in difficoltà nel dover reperire soluzioni, vista anche la scarsa disponibilità di appartamenti da affittare in città. La proroga dello stato di emergenza, per fortuna, alla fine ci sarà fino al 31 dicembre 2019. Ma non si sa ancora fino a quando si potranno tenere negli alberghi, soprattutto anche per una questione generale di costi, le attuali famiglie ascolane sfollate ospiti di 23 strutture. La speranza è che da gennaio, oltre ad accelerare i tempi di procedure e soluzioni, si possano mettere punti fermi per capire quando si possa finalmente uscire da un’emergenza che sembra infinita.

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