Terremoto e contributi di sistemazione revocati: il Tar non accoglie i ricorsi

Tra coloro che sono finiti nel mirino dell’Arengo per i Cas, ovvero i contributi autonomi di sistemazione che sarebbero stati percepiti impropriamente, poi individuati in 75 casi sospetti, ora c’è anche chi a fronte della revoca del sussidio di disagio post terremoto ha scelto la strada del ricorso al Tar. Un ricorso dettato dalla volontà di arrivare all’annullamento della revoca del contributo disposta dall’Amministrazione comunale per recuperare le somme non percepite e riottenere il Cas anche per i prossimi mesi. Ma, in tal senso, il primo pronunciamento arrivato dal Tribunale amministrativo regionale congela, al momento, le speranza dei ricorrenti di recuperare i contributi in questione per mancanza di competenza giurisdizionale. In altre parole, tutti coloro che vogliono contestare la decisione di revoca assunta dal Comune sulla questione Cas dovranno rivolgersi al Tribunale civile ascolano.

 

Chi ha presentato il primo ricorso al Tar sulla questione dei contributi di autonoma sistemazione revocati dall’Arengo, aveva chiesto l’accertamento  del diritto a percepire il Cas anche con effetto retroattivo e con diritto a percepire e mantenere tale contributo a partire dalla sospensione. La richiesta, dunque, era  tesa ad ottenere l’accertamento negativo del diritto del Comune alla restituzione del contributo già versato e l’annullamento del provvedimento di revoca. Il Collegio giudicante, però, come detto, ha ritenuto inammissibile tale ricorso per difetto di giurisdizione, precisando che l’eventuale pronunciamento su questi casi deve essere del Tribunale civile competente per territorio. Ovvero quello di Ascoli. Quindi, chi si è visto revocato il Cas e ritiene di averne, invece, pienamente diritto, dovrà rivolgersi, come detto, al Tribunale civile. Il Tar, comunque, ha voluto anche precisare che essendo prevista l’assegnazione del Cas a chi abbia avuto distrutta o sgomberata la propria abitazione principale, abituale e continuativa per effetto del sisma, tali accertamenti, in capo ai Comuni,  sono simili «a quelli che debbono essere svolti per stabilire la dimora o il domicilio di un soggetto». I giudici, comunque, hanno anche aggiunto che, comunque, «esistono sporadiche decisioni del giudice amministrativo che hanno, invece, riconosciuto la propria giurisdizione in questa materia».

Proprio dai controlli e dai riscontri dei preposti uffici dell’Arengo riguardo circa 100 beneficiari del Cas con richieste ritenute sospette, è emerso che il 75% di questi sarebbe risultato non avente diritto al contributo. Di questi, il 25% ha capito di aver male interpretato la normativa restituendo subito, volontariamente, le somme percepite. Per il restante 50%, invece, è scattata la revoca dei contributi. Ed ora queste pratiche – per le quali qualcuno ha scelto la via del ricorso – sono state sottoposte dall’Arengo al vaglio della Guardia di finanza e della Procura al fine di valutare anche l’aspetto penale della vicenda.

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