Piano microzonazione sismica: Piazzarola, centro e sponde fluviali le zone più “critiche” in caso di terremoto

Nessun allarmismo, ma una presa di coscienza dei possibili effetti del terremoto sul territorio ascolano attraverso i dati scientifici del Piano di microzonazione sismica di terzo livello, ora a disposizione dell’Arengo.  Insomma, meglio conoscere per prevenire piuttosto che leccarsi le ferite quando è troppo tardi. Il Piano, in linea con l’ordinanza di maggio 2017 del commissario straordinario, è costituito da un faldone digitale zeppo di documenti tra cui una relazione che stabilisce punti fermi sul alcuni aspetti. Proprio nella parte conclusiva, il geologo Andrea Cola, incaricato del lavoro, conferma che sono i quartieri della Piazzarola e di Sant’Emidio (ovvero il cuore del centro storico), le zone della città più predisposte ai danneggiamenti in caso di terremoto. Affiancati da quelle aree con edifici proprio a ridosso delle scarpate più elevate che si affacciano sul Tronto, sul Chiaro e sul Castellano.

Per quanto riguarda, invece, le aree individuate più instabili dal punto di vista geomorfologico, che potrebbero amplificare le scosse telluriche per deformazioni permanenti del terreno, comprendono la zona del versante in corrispondenza della cartiera papale (con recenti frane), ma anche altre zone definite in quiescenza come i versanti del crinale di Poggio di Bretta, il  versante meridionale del Colle San Marco in corrispondenza di Porta Torricella (con un’estensione laterale che va da Porta Cartara fino alla zona Pennile) e altre zone tra cui parte delle aree di Monterocco e Monteverde.

 

La voluminosa documentazione del Piano di microzonazione sismica di terzo livello,  già consegnato all’Arengo, mette in evidenza quelle che possono essere le zone con maggiori criticità in caso di terremoti oltre a fare una fotografia corretta dell’attuale territorio dal punto di vista geomorfologico e per quanto riguarda le possibili risposte e gli effetti in caso di scosse telluriche. In tal senso, proprio nella parte conclusiva della relazione, il tecnico incaricato Andrea Cola, evidenzia che «la distribuzione dei danni per eventi sismici passati, come per i più recenti avvenimenti, ha messo in evidenza come le aree del centro abitato più predisposte al danneggiamento sono quelle dei quartieri Piazzarola (soprattutto per questioni di amplificazione topografica), Sant’Emidio (soprattutto per la vulnerabilità degli edifici) e gli edifici posti in adiacenza delle scarpate, molto elevate, lungo i corsi d’acqua principali: Tronto, Castellano e Chiaro». Quindi la sottolineatura per le zone che rischiano di subire i maggiori danni riguarda il centro storico anche nella sua parte sovrastante e le costruzioni che si affacciano, nei punti più alti, sui corsi d’acqua della città.

 

Sempre nell’ambito di una nutrita serie di documenti tecnici, il Piano evidenzia anche quelle che sono state individuate come zone di attenzione per instabilità. Si tratta di quelle  zone soggette a  frane che potrebbero avere qualche criticità in più in caso di terremoto o, comunque, una amplificazione dei movimenti tellurici. Nello specifico, si fa riferimento, come già detto, al versante in corrispondenza della cartiera papale, all’area a nord-ovest del versante sud di Monterocco, a quella sud-ovest della zona di Monteverde, al versante meridionale del colle San Marco in corrispondenza di Porta Torricella, con un’estensione laterale che va da Porta Cartara fino alla zona Pennile e ai versanti del crinale di Poggio di Bretta.

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