Il Piceno prova a reagire, a fine 2017 un saldo positivo di 130 imprese

Il Piceno – stando ai numeri – prova a reagire e mette in vetrina un inaspettato saldo positivo di 130 imprese, tra nuove iscrizioni e cancellazioni, registrato nell’ultimo trimestre del 2017 (secondo Infocamere). I dati ufficiali, dunque, che mettono in luce una inversione di tendenza, seppur da analizzare con attenzione, nel momento in cui il territorio sembra sprofondare sempre più nelle sabbie mobili di un mercato ancora lento e difficile. Unsegnale positivo e di speranza che arriva, più che altro, dalla voglia di reagire e di creare nuove aziende, con 429 nuove iscrizioni a fronte di 299 cancellazioni. E proprio tra le iscrizioni, c’è un dato molto significativo: quello che con 187 unità che rappresenta la speranza delle cosiddette partite iva, tra cui anche tutti coloro che provano la strada del lavoro autonomo non trovando alternative. Considerando che, di contro, sono 197 le cancellazioni di ditte individuali. Quindi, le speranze finite male. Sulla carta, comunque, il dato sembra incoraggiante, ma lo è soprattutto per l’incremento delle società di capitali, ovvero 200 complessivamente, con un incremento rispetto al 2016 del 122%. Ed in questo senso, ci sarebbe da verificare quante di queste nuove società siano state create sull’onda della zona franca urbana per il post terremoto. Numeri che, comunque, per quel che riguarda le iscrizioni rappresentano un aumento dell’8,4% rispetto all’anno precedente, e anche sul fronte delle cessazioni confermano un calo del 12,9% rispetto al 2016. Insomma, si prova a tenere alta la testa, considerando che anche a livello occupazionale si rileva un piccolo incremento degli addetti occupati nelle imprese sul territorio, ovvero 56.658 unità che rappresentano un aumento del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ovvero il 2016.

Dopo un dato di inizio 2017 decisamente negativo, con oltre 540 cancellazioni in un trimestre, ora si vede una piccolissima schiarita. Più che altro a rappresentare il tentativo di provare ancora ad investire, sicuramente anche sotto la spinta della zona franca urbana che ha portato, comunque, a creare nuove società. A parlare, sono i numeri ufficiali: quelli di “Infoimprese” che fanno riferimento, come detto, al quarto trimestre dell’anno conclusosi da poco più di due mesi.  E se chi prova ad aprire un’attività si butta in prevalenza su servizi alle imprese (87 iscrizioni) e  commercio (81), di contro le chiusure sembrano toccare un po’ tutti i comparti, inclusi la stessa agricoltura ed il turismo. Intanto, nell’ultimo trimestre dello scorso anno, sono fallite ben 13 società e si è aperta una procedura di concordato. Un segnale incoraggiante, invece, arriva anche dall’apertura di unità locali di aziende già esistenti o con sede fuori provincia: 171 sono le nuove aperture contro 125 chiusure.

 

Le imprese che si sono iscritte nell’ultimo trimestre del 2017, come detto, sono 429. Le aperture di unità locali sono, invece, 171. Sono 299, invece, le cessazioni., mentre risultano 125 le chiusure di unità locali. In totale, sempre con riferimento al quarto trimestre del 2017, sono stati 14 i fallimenti o le procedure concorsuali. Entrando nel dettaglio delle iscrizioni e cancellazioni, a prevalere sono in entrambi i casi le ditte individuali con 187 iscrizioni e 197 cessazioni. Seguono le società di capitali che portano a galla il dato più importante, con 200 iscrizioni e solo 56 cessazioni, mentre 30 sono le società di persone nuove iscritte e 37 quelle che hanno cessato l’attività. Sono 12, infine, le imprese iscritte di altra forma giuridica e 9 quelle cessate.

 

Ma quali sono le imprese picene nate a fine 2017 quasi a sfidare la crisi? Diciannove riguardano l’agricoltura e le attività connesse (un -13,7% rispetto al 2016), 41 riguardano attività manifatturiere, energia e attività minerarie (+18,8%), 31 sono del settore costruzioni (+29,9% rispetto al 2016), 81 del commercio (-4,9%), 27 del settore turismo (+1%), 7 di trasporti e spedizioni (-17,6%), 12 di assicurazioni e credito (+20,7%), 87 di servizi alle imprese (27,8%) e 15 di altri settori (-13,2%).  I settori con segnali positivi sono dunque le attività manifatturiere e il settore energia, le costruzioni, il settore credito e i servizi alle imprese. Per quel che riguarda, invece, le cessazioni, sono 44 le imprese agricole o di attività connesse che non ci sono più (-16,6%); 30 quelle del settore manifatturiero o di energia e attività minerarie (6,1%); 31 del settore costruzioni (-3,9%), 65 del commercio (-5,2), 32 del turismo (+21,9%), 9 di trasporti e spedizioni (+13,6%) 8 di assicurazioni e credito (36%), 33 di servizi alle imprese (-23,2%), 21 di altri settori (-24,4%).  Per quel che riguarda le cancellazioni, dunque, i settori più colpiti rispetto al 2016 sono quelli del turismo, dei trasporti e di assicurazioni e credito. Infine, le imprese che sono dovute ricorrere a procedure fallimentari, 11 sono le società di capitale fallite, 1 società di persone e 1 di altra forma giuridica.

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