di Eleonora Celani

 

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E no, non stiamo parlando della band musicale venuta alla ribalta al recente festival di SanRemo, anche se grazie a loro hanno finalmente rifatto capolino due parole pressoché sparite dal globo terracqueo: stato sociale, appunto. Dal Jobs Act ad oggi, infatti, il diritto del lavoro italiano ha subìto cambiamenti significativi ed il risultato è che di lavoro in Italia si parla sempre meno e quando lo si fa si evince un quadro desolante in cui sono in crescita di situazioni di sfruttamento, instabilità e mancanza di tutele. Così gli italiani da popolo di santi, poeti e navigatori sono diventati popolo di precari, sottopagati e stagisti a tempo indeterminato.

I nostri figli, grazie alla recente introduzione dell’alternanza scuola lavoro, sono abituati da subito alla necessaria gratuità dell’ingresso nel mondo del lavoro. Per quanto triste questo non è discorso generazionale. A Taranto le lavoratrici di un call center si sono rivolte alla procura per chiedere l’applicazione della legge sul caporalato quando, per un mese di lavoro, si sono viste recapitare una busta paga da 92 euro. Le decurtazioni in caso di assenza dalla postazione per recarsi alla toilette sono arrivate a far scendere i compensi fino a 33 centesimi l’ora. A Bologna i fattorini di cibo a domicilio hanno incrociato le braccia dopo che l’azienda per cui lavorano aveva comunicato loro via mail il passaggio da un contratto a retribuzione ad uno a cottimo. Qualche giorno prima un’inchiesta aveva portato alla luce la vicenda dei caschi sprovvisti di omologazione e certificazione CE che la stessa azienda aveva consegnato ai riders per effettuare le consegne. E nemmeno l’e commerce può dirsi esente da proteste sindacali: nel giorno del black friday, il venerdì tanto atteso per lo shopping on line, è stato indetto uno sciopero dei lavoratori di uno dei maggiori colossi nel settore che denunciano turni non stop e sistemi di valutazione per incoraggiare la produttività che spingono all’isolamento e a considerare debole e sgradito chi lavora meno di 80 ore a settimana. Le ultime notizie riguardano il riconoscimento ufficiale del braccialetto elettronico. Si tratta di un brevetto depositato nel 2016 che consente di trasmettere gli ordini direttamente al polso dei “pickers” consentendo di velocizzare la ricerca dei prodotti stoccati nei magazzini con più di un dubbio sulle questioni legate alla privacy, dato che questo sistema ben si presta ad essere anche un mezzo per sorvegliare i dipendenti.

E sbaglia chi pensa che queste storie di inasprimento delle condizioni di lavoro e di sfruttamento dei lavoratori siano lontane dalla realtà del territorio Piceno…..Ma alla crescente sottrazione dei diritti non è corrisposta una maggiore crescita economica o un miglioramento del welfare lavorativo e di fronte all’arrendevolezza, a volte complice, dei sindacati non resta che rivolgersi a Papa Francesco: “Lo sfruttamento sul lavoro è peccato mortale e distruzione”.

 

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