di Guido Guerrieri

 

 

teatro ventidio basso

Intermezzi dal Thomas di Mozart, la Quinta Sinfonia di Schubert e la Quarta sinfonia di Beethoven. Questo il programma della serata in onore dei tre grandi musicisti classici che si sarebbe dovuta tenere al Ventidio Basso mercoledì 28 febbraio, rimandata però per via delle condizioni meteo, che sembrano non volersi quietare neanche di fronte a dei monumenti della musica. Ad incantare il pubblico sarà la bacchetta di Hubert Soudant e l’esecuzione della Form (Orchestra filarmonica marchigiana). Direzione prestigiosa quella dell’olandese, classe 1946, il quale si è distinto in tutto il mondo per il suo talento, lavorando con le più importanti orchestre europee e, fino al 2014, anche come direttore principale della Tokyo symphony orchestra. Dal 2015 guida invece la Form, che in questa occasione ci delizierà mettendo in primo piano i pezzi di Schubert e Beethoven, due personalità che hanno segnato la musica occidentale, determinandone gli sviluppi e ispirando larga parte dei musicisti venuti dopo di loro.  L’apertura con Mozart potrà far pregustare la successiva Quinta sinfonia, composta infatti riprendendo i tratti del classicismo mozartiano, ma con note di romanticismo tipicamente schubertiane. Sarà poi il turno di Beethoven, rappresentante del primo romanticismo, che, con la Quinta sinfonia, rimodella a sua immagine lo stile settecentesco di Haydn. Ma non è finita, perché Beethoven tornerà in programma il 12 aprile, con la sinfonia n.9 eseguita dall’Orchestra sinfonica abruzzese e dal coro Ventidio Basso. Lo spettacolo rinviato, infatti, è il secondo di quattro appuntamenti previsti nel Ciclo sinfonico 2018, inserito nell’ambito della rassegna musicale annuale Ascoli musiche, organizzato dalla Società filarmonica ascolana e dall’Amat (Associazione marchigiana attività teatrali). Il 5 maggio tornerà di nuovo la Filarmonica marchigiana, stavolta diretta da Stefan Milenkovich, che si esibirà anche come violino solista, con un programma dal titolo che incuriosisce: “Da Bach ai Queen”. Pare dunque che ne vedremo, anzi sentiremo, delle belle.

 

 

 

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