Sulla questione dell’ospedale unico interviene il sindaco di Maltignano, Armando Falcioni, per commentare e avanzare una proposta.Armando Falcioni

Ecco il testo integrale di Falcioni: “Leggo con piacere che, frutto di calcoli matematici, per la verità a me astrusi, anche il territorio di Maltignano sarebbe idoneo ad ospitare il tanto agognato ospedale di vallata. Ne prendo atto in attesa di valutazione di aree idonee e della eventuale disponibilità di privati di disporre delle stesse per ospitare la struttura. Sarebbe semplice cavalcare l’onda e dire che anche Maltignano potrebbe essere ospitante di una decisione politica destinata a cambiare il futuro del territorio piceno. Ma in coscienza debbo dire che la valutazione dovrebbe essere più profonda. Sono d’accordo che il nuovo ospedale non può essere la somma di quelli già presenti ad Ascoli Piceno e San Benedetto, ma deve presupporre la sede di eccellenze sanitarie e soprattutto una autonomia gestionale, la cui mancanza ha prodotto tante difficoltà, frutto soprattutto della mobilità passiva dall’Abruzzo. Proprio per questo volevo riportare l’attenzione a quell’agognata politica comune proprio con la regione limitrofa che non può essere limitata a rapporti di buon vicinato. E’ notorio che nel tempo val Tronto e val Vibrata si stanno omogeneizzando, i rapporti socio economici e aggiungo culturali ( arrivando fino al comune vernacolo) sono sempre più stretti e che la divisione con Fermo hanno acuito, e se vuole, fortificato. Rimane però il confine amministrativo, soprattutto quello regionale che talvolta rimane una palla al piede quando si trasforma in un confine di stato e peggio una dogana di prerisorgimentale memoria. E questo è un caso. Avere un grande nosocomio al confine Marche- Abruzzo a beneficio, e con il sacrificio economico, solo di una regione non ha senso se poi rimane di fatto un servizio ai vicinissimi utenti abruzzesi, con i costi, ingenti, relativi. E’ impensabile, mi chiedo, un forte patto Marche Abruzzo per una azienda ospedaliera Piceno- Aprutina? A quel punto sarebbe davvero superflua la collocazione se il beneficio di servizi fosse veramente incidente. Al tempo in cui ero presidente del Consiglio provinciale, convocai il consiglio congiunto tra le assemblee provinciali di Ascoli e Teramo, a Civitella del Tronto, evento unico dopo l’unità di Italia, proprio per proporre politiche congiunte in aree di confine fortemente omogenee, come la nostra. E questo, più di una politica di infrastrutture comuni o economiche come il bell’esempio del patto ValTronto- Val Vibrata per le imprese, più del caso emblematico della Montagna dei Fiori e altri innumerevoli esempi, potrebbe essere il primo vero esempio di sconfinamento del ruolo delle regioni, talvolta ingessato dalla normativa, al fine di un miglior servizio. A questo punto sarebbe davvero superflua l’identificazione del sito sulla vallata del Tronto anche perché il raccordo autostradale renderebbe agevole qualsiasi località, appunto anche dalla vicinissima Val Vibrata. Con una ultima osservazione. Ritengo che essere capoluogo di provincia significa avere il diritto-dovere di ospitare servizi a carattere sovracomunale come un ospedale di vallata, considerando che Ascoli Piceno lo è di fatto anche di un territorio che travalica i confini amministrativi. Purchè il sito identificato sia più ad est possibile al fine anche di sfatare il luogo comune della chiusura geografica e politica, verso il territorio, del suo capoluogo. Diversamente ci teniamo stretta questa prestigiosa identificazione considerando anche la felice posizione del nostro territorio lungo il nostro amatissimo fiume Tronto, sperando che questo non continui a disegnare solo una linea rossa sulle cartine geografiche.

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