L’ospedale unico che vogliono solo i politici e l’algoritmo “diplomatico”

di Luca Marcolini

 

Ma l’ospedale unico, dove lo mettiamo? E’ questo l’amletico dilemma che tiene banco quasi come un tormentone mediatico e che, a tratti, riesce persino ad offuscare quella che in questi giorni è stata la grande corsa alla candidatura in vista del 4 marzo.

Un dubbio per il quale si è addirittura tirato fuori dal cilindro questo famigerato algoritmo che – con una diplomazia sicuramente anomala per un calcolatore scientifico – avrebbe ipotizzato sette possibili location per ospitare questa nuova maxi struttura sanitaria. Andando con un colpo di spugna a cancellare quanto speso finora (a partire dai milioni di euro per le sale operatorie ad Ascoli) per potenziare il Mazzoni e le sue potenzialità.

Certo è, però, che essendo ormai un discorso ricorrente da diversi anni questo dell’ospedale unico come panacea di tutti i mali, sorge legittimo un dubbio: come mai nel frattempo si è continuato ad investire sulle strutture esistenti fior di soldoni, ben sapendo che poi si dovrà andare a smantellare tutto per fare spazio al mastodontico nuovo ospedale chiamato ad accorpare tutti i servizi, i reparti e i dipendenti? Oppure le sale operatorie verranno smontate pezzo per pezzo, tipo Ikea, e rimontate altrove? Che senso ha sfoggiare tutti sorrisi di soddisfazione – e riprendiamo l’esempio più eclatante, ma non  l’unico –  per quelle nuove sale operatorie, seppur partite a singhiozzo, per migliorare le prestazioni al Mazzoni quando, parallelamente, forse qualche altro algoritmo impazzito suggeriva di ridurre all’osso i posti letto?

La storia dell’algoritmo, provate a raccontarla a quei pazienti che si sono ritrovati in reparto, ricoverati per un motivo ma allettati da tutt’altra parte, oppure a chi deve recarsi ogni giorno in ospedale per terapie particolari, o a quegli operatori che devono fare i salti mortali per sopperire magari alla scarsa dotazione di farmaci o ad altre difficoltà operative…

Ma tutti coloro che si arrovellano per capire quale sia la posizione più giusta per collocare questo nuovo, tanto sponsorizzato ospedale più unico che raro, dovrebbero forse prima capire ed eventualmente illustrare ai cittadini-utenti, nel dettaglio e con la massima chiarezza, quali saranno i reali risparmi o vantaggi che questa scelta porterà. Solo dopo aver dimostrato la sacrosanta convenienza (per la collettività, s’intende) di questa decisione, includendo anche quale sarà il destino dei due ospedali attuali per evitare che diventino cattedrali nel deserto e come si andrebbero ad ammortizzare i costi finora sostenuti per il relativo potenziamento, si potrebbe allora arrivare a parlare dell’eventuale location.

Ora, invece, si sta facendo il contrario: prima lo realizziamo e poi vi spieghiamo perché conviene. E questo aldilà della politica e delle sue possibili strumentalizzazioni in un senso o nell’altro. Anche perché se quando si tirano fuori le classifiche le Marche risulterebbero tutto sommato in salute per il servizio sanitario – stando  a quello che ci viene detto – come mai bisogna costantemente continuare sempre più a stringere la cinghia, usare le forbici per tagliare le spese e aprire un nuovo cantiere per rifondare tutto da capo?  E con quali soldi avverrebbe tutta questa operazione?

E soprattutto, perché se è davvero necessario risparmiare non farlo su tante altre voci che incidono meno sulla salute dei pazienti e più sull’establishment organizzativo della sanità e tutto ciò che ruota intorno? Provate a chiedere ai cittadini cosa ne pensano della scelta di questo ospedale unico e provate  a spiegare loro che la spesa sanitaria si abbatterà (forse, considerando anche un aggravio non trascurabile dei costi delle percorrenze delle ambulanze sia per Ascoli che per la riviera), ma si alzerà quella spesa che ognuno di loro dovrà sostenere ogni volta per spostarsi e andare in ospedale, sempre se arriverà in tempo…

Vuoi vedere che magari, se un giorno si realizzerà questo caldeggiato ospedale unico e non dovessero arrivare gli effetti benefici auspicati, la colpa sarà tutta di questo maledetto algoritmo?

 

 

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Direttore responsabile della Gazzetta di Ascoli Giornalista professionista e scrittore

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