Lettere dell’Arengo inviate a Saba, Enel e altre società per pagare la tassa sul sottosuolo

L’Arengo ha inviato, prima di Natale, le letterine dell’Arengo indirizzate a Saba, Enel e altre società che ricorrono a scavi e utilizzo del sottosuolo. Letterine tutt’altro che natalizie, attraverso le quali l’Amministrazione comunale richiede formalmente alle società in indirizzo di pagare il famigerato canone concessorio non ricognitorio, ovvero quel canone istituito dal Comune proprio per richiedere soldi a tutti coloro che devono utilizzare il sottosuolo comunale per lo svolgimento della loro attività che, comunque, ha fini anche – se non soprattutto – commerciali. Si è dato seguito, quindi, dopo un anno in più di studio della giurisprudenza in materia, alla decisione assunta e approvata anche in consiglio comunale. Una scelta che dovrebbe portare all’Arengo – almeno sulla carta – una somma quantificata inizialmente in circa 800 mila euro. Con una cifra intorno ai 250 mila euro calcolata a suo tempo proprio per la Saba, per l’utilizzo del suolo pubblico per l’installazione di parcometri e per l’utilizzo ai fini della sosta a pagamento.

L’Arengo, dunque, dopo un tentennamento dovuto ad alcune sentenze della giustizia amministrativa in materia che non erano incoraggianti, avuti altri riscontri positivi ha deciso di spingere sull’acceleratore e rispettare la strategia già inserita i bilancio secondo la quale chiunque eroghi servizi a pagamento utilizzando il suolo pubblico deve pagare un canone al Comune. Un provvedimento che, proprio sulla base dell’impostazione definita dall’Arengo e l’invio delle lettere per il pagamento, non riguarda le piccole aziende, ma le multinazionali o grandi società che traggono vantaggi importanti dall’utilizzo delle aree pubbliche. Insomma, una tassa che sono chiamate a pagare le aziende con profitti consistenti per le cosiddette utilities. Proprio il canone non ricognitorio, di fatto, rappresenta una delle novità del bilancio comunale, con una decisione che si fa forza su una iniziale sentenza del Consiglio di Stato. Ma che, in ogni caso, con tutta probabilità ora si trascinerà dietro anche qualche ricorso da parte delle società chiamate in causa. Ma l’Arengo intende tirare dritto e far valere i propri diritti.

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