Terremoto, uno studio della Regione prevede il 27% in meno per turismo ed economia

La mazzata del terremoto rischia di avere a conti fatti un impatto negativo del 27%  su tutto il discorso turistico ed economico dei territori colpiti e non solo. Il Piano straordinario di valorizzazione  e rilancio triennale approvato dalla Regione – con azioni da attivare da oggi fino al 2020 – parla chiaro e, stime alla mano, fotografa in maniera pesantemente negativa lo scenario post-sisma. Uno scenario che vede il Piceno (a braccetto con  Macerata) come territori a rischio alto per quel che riguarda gli effetti del terremoto su tutto il sistema economico, turistico ed occupazionale  e che prevede, comunque, le conseguenze più negative. Seguono Fermo (livello medio), Ancona (livello basso) e Pesaro (rischio nullo). Una situazione che dovrà trovare una soluzione, per la ripresa, proprio attraverso questo Piano di rilancio che prevede investimenti complessivi di 35.450.000 euro dei quali 2 milioni saranno coperti dal finanziamento del decreto legge per “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016”. E, dunque, 2 milioni di euro saranno prelevati dai fondi per il terremoto per andare, comunque, a sostenere il rilancio di tutta la regione (incluse le zone che non hanno subìto danni diretti dal sisma, ma che vengono considerate comunque danneggiate dal punto di vista turistico, quali Ancona e Pesaro).

 

Lo studio inserito nel Piano di rilancio, relativo alle criticità e all’impatto possibile del sisma a livello regionale, riporta una percentuale media del 27% quale incidenza sui dati turistici, economici e occupazionali dopo il sisma. Con gli effetti maggiormente negativi, come detto, per Ascoli e Macerata. Nel Piceno, infatti, sono 22 i comuni colpiti dal sisma direttamente, pari al 67% del territorio, con il coinvolgimento di 103.877 residenti (pari al 49%) e di 9.424 imprese (il 45% del totale) per complessivi 51.957 lavoratori (il 64% del totale). E’ chiaro, dunque, che l’incidenza sia stata più forte proprio nella provincia ascolana. Lo studio, poi, trasferisce la media di impatto del sisma del 27% sui principali indicatori turistici marchigiani, arriva ad una stima che vede la messa a rischio di 634 mila arrivi su oltre 2 milioni e 350 mila arrivi attuali, una conseguente diminuzione di presenze totali di 3 milioni e 277 mila sugli attuali 12 milioni e 140 mila pernottamenti, una possibile riduzione di circa 87 milioni di euro di spesa turistica internazionale sugli attuali 322 milioni, tendenzialmente corrispondente a una conseguente riduzione di più di 1.500 posti di lavoro nella filiera ristretta, una possibile contrazione del tasso di occupazione alberghiera al 22,1%. rispetto all’attuale 30,4%. Inoltre, applicando la media di impatto sisma del 27% ai principali settori export: il settore agro-alimentare su 368 milioni vede a rischio oltre 99 milioni, quello calzature e pelletteria su 2 miliardi rischia 740 milioni, quello elettrodomestici e apparecchi elettrici su 1,2 miliardi è minacciato per 440 milioni. Numeri da brividi.

 

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