Contributi per gli sfollati, controlli sulle bollette per i possibili “furbetti”

Saranno le bollette ad incastrare gli eventuali “furbetti” post terremoto che hanno avuto i contributi di autonoma sistemazione pur non avendone diritto. In particolare, gli organismi preposti al controllo della legittimità delle richieste dai tanti cittadini che hanno avuto l’abitazione principale dichiarata inagibile avrebbero avviato una fase di verifica che si baserebbe proprio sulle utenze, ovvero i consumi di luce, acqua e gas. In altre parole, per capire se realmente chi ha richiesto il contributo ne abbia realmente diritto si starebbe procedendo anche con  un riscontro attraverso le utenze per capire se si faccia riferimento realmente ad un’abitazione in cui il richiedente abitava stabilmente prima del sisma. Chiaramente, non può essere considerata abitazione principale e stabile quella laddove i consumi di acqua, luce e gas risulti pari allo zero o a livelli non credibili. E, in tal caso, potrebbe anche scattare la revoca del contributo.

 

I controlli sui contributi di autonoma sistemazione richiesti, in pratica, sono indirizzati su due fronti: da una parte la verifica del fatto che chi ha presentato la domanda a seguito di una casa dichiarata inagibile non sia rimasto, in realtà, a vivere all’interno della stessa; l’altra direzione, invece, è quella che riguarda il reale utilizzo della casa inagibile, da parte di chi richiede il contributo, in maniera stabile e quindi come abitazione principale. Per quest’ultimo caso, sullo stesso sito della Regione Marche riservato al terremoto si può leggere che “i soggetti interessati al contributo, in rappresentanza del proprio nucleo familiare, devono presentare al proprio Comune di residenza un’istanza in forma di autocertificazione. La domanda dovrà essere inviata usando il modulo allegato e in questa dovrà essere indicato: la composizione del nucleo familiare; l’indirizzo dell’abitazione nella quale, al 24 agosto 2016 o al 26 e 30 ottobre 2016, lo stesso risiedeva stabilmente; se l’abitazione sia stata sgomberata o distrutta in tutto o in parte; se il nucleo familiare include persone con più di 65 anni, portatori di handicap, diversamente abili con invalidità non inferiore al 67%; qualunque titolo in grado di legittimare l’uso dell’abitazione; la titolarità delle utenze di luce, gas, telefonia fissa o mobile; la titolarità di un contratto di locazione registrato se si è affittuari di immobili”. E’ esplicito, quindi, il riferimento all’abitazione stabile e anche all’intestazione delle utenze cui si intende poi fare riferimento in caso di controlli sulla veridicità dell’autocertificazione.

 

Nel frattempo, comunque, segnalazioni di vario tipo, inerenti i Cas, sono arrivate agli uffici comunali e per le quali, almeno in un paio di casi, non si esclude la scelta di procedere con altrettante informative alla Procura della Repubblica. Per ora nessuna conferma ufficiale in tal senso, ma sembrerebbe che per un paio di situazioni l’Arengo potrebbe essere già arrivato a decidere di informare la magistratura per possibili approfondimenti. In altre parole, anche agli uffici comunali ascolani preposti all’assegnazione dei contributi per l’autonoma sistemazione, arrivano telefonate e imbeccate da parte di alcuni abitanti che chiedono di fare chiarezza su casi specifici proprio in relazione ai Cas. Ed è su queste direttrici che si muove la polizia municipale cercando, soprattutto, di andare a controllare se effettivamente alcune delle famiglie che ricevono il contributo ed hanno indicato nella domanda un luogo nel quale hanno scelto di trasferirsi, vivano abitualmente nelle abitazioni indicate oppure no. O se magari, come qualcuna delle segnalazioni lascia intendere, ci sia chi continui a dormire tranquillamente nella propria abitazione inagibile, percependo ugualmente il contributo per l’autonoma sistemazione.

 

Possono far richiesta del contributo i nuclei familiari che abbiano provveduto autonomamente a trovare un alloggio alternativo senza carattere di stabilità, compresi gli affittuari di immobili e chi usufruiva di alloggi in strutture pubbliche o private che siano stati sgomberati in seguito al terremoto, o siano stati distrutti in tutto o in parte dal sisma. È considerato come nucleo familiare anche lo stato di convivenza. Appartengono al nucleo familiare anche le persone inserite nello stesso che offrono assistenza domiciliare a minori, infermi, disabili, soggetti non autosufficienti. Possono fruire del Cas anche gli studenti iscritti agli anni accademici 2015/2016 e 2016/2017 presso istituti universitari e istituti superiori di grado universitario che rilasciano titoli di studio aventi valore legale con sede nei comuni interessati dagli eventi sismici.

 

Quasi mezzo milione di euro erogato a 637 famiglie (1503 persone): questo l’ultimo dato ufficiale reso disponibile dalla Regione e relativo ai contributi di autonoma sistemazione concessi, ad Ascoli, nel giugno scorso. Il dato di luglio non è ancora disponibile. E comunque, le cifre – che ora sono cresciute – parlano da sole sulla consistenza degli effetti del terremoto anche nel capoluogo piceno. Ma, allo stesso tempo, un dato che spinge qualcuno, tra i cittadini ascolani, a soffiare sul fuoco delle polemiche legate al post-sisma e a segnalare casi ritenuti dubbi rispetto all’ottenimento di questo contributo per il disagio legato all’inagibilità dell’abitazione.

Share Post
No comments

LEAVE A COMMENT