Sono 1708 gli ascolani finora “sfrattati” dal terremoto. In 70 sono in albergo

Sono 1708 gli ascolani sfrattati dal terremoto e costretti a trasferirsi, anche sulla costa, dall’agosto scorso ad oggi. E il numero è destinato a crescere con i sopralluoghi. Così come andrebbero conteggiati anche tutti coloro che hanno scelto spontaneamente di trasferirsi solo per paura delle scosse telluriche. Tornando, invece, ai numeri ufficiali, al momento sono ancora circa 700 le famiglie (con  665 pratiche già formalizzate e un’altra ventina che si stanno istruendo) che hanno richiesto il contributo di autonoma sistemazione e si sono trasferite in altri appartamenti, anche lungo la costa, in attesa di poter rientrare nelle proprie abitazioni. Per 236 persone, invece, sfollate nel corso di questo anno vissuto con l’incubo terremoto, la scelta è stata quella degli alberghi o dei bed & breakfast, considerando che poi, gradualmente molti hanno lasciato le camere d’hotel per trovare un appartamento. Ed attualmente le famiglie ascolane ancora in alberghi e b&b sono 29, per un totale di 70 persone. Di queste, la metà abita ancora lungo la costa, tra strutture ricettive di San Benedetto e di Martinsicuro, mentre gli altri alloggiano in b&b ad Ascoli.

 

Difficile quantificare con precisione il numero degli ascolani “emigrati” lungo la costa in questo sofferto anno a braccetto col terremoto. Quel che è certo è che c’è stato un numero consistente di famiglie, che andrebbe aggiunto ai dati ufficiali, costituito da tutti coloro che hanno comunque deciso di riversarsi sulla costa, tra San Benedetto e Martinsicuro o Villa Rosa, solo per il timore di restare nel capoluogo piceno nella fase in cui le forti scosse si susseguivano a breve frequenza. Si può ipotizzare, in tal senso, che la punta più alta di “emigrazione da terremoto” si sia raggiunta nel periodo dopo la forte scossa di fine ottobre.

Ma, ovviamente, ci sono anche quelli che sono i dati ufficiali, di cui si stanno occupando sia i vigili urbani, attraverso il maggiore Giancarlo Silvestri (per quel che riguarda i richiedenti strutture ricettive e la disponibilità di eventuali appartamenti e lo Sportello terremoto dell’Arengo, con gli addetti che istruiscono quotidianamente le pratiche per richiedere i Cas, i contributi di autonoma sistemazione.

 

E dal punto di vista dei numeri, la consistenza del fenomeno di cittadini ascolani costretti ad abbandonare l’abitazione parla chiaro, con 1708 unità che hanno richiesto formalmente o il contributo per la sistemazione (cercando un appartamento) o direttamente una sistemazione in hotel Per la precisione,1472 persone hanno chiesto la prima soluzione e 263 la seconda. Ma i numeri di chi ha optato per l’albergo, ovviamente, nel frattempo si sono abbassati perché dopo la prima fase in tanti hanno deciso di passare dalla camera dell’hotel ad un appartamento, per motivi di vivibilità.

“Attualmente – conferma il maggiore Silvestri della polizia municipale che sovrintende a tutto il discorso delle strutture alberghiere per il post-sisma – le famiglie ascolane ancora in albergo o in bed 6 breakfast sono 29, per un totale di 70 persone. Di queste, la metà si trova ancora sulla costa tra San Benedetto e Martinsicuro e le altre si trovano in strutture ricettive ad Ascoli. Chiaramente, le permanenze in hotel sono temporanee perché molte famiglie la individuano come situazione iniziale per poi sistemarsi in appartamenti e noi abbiamo un apposito elenco di tutti coloro che mettono a disposizione abitazioni da affittare”. Inizialmente, infatti, quasi tutte le 263 persone che avevano scelto di sistemarsi in hotel erano andate sulla costa, proprio sfuggire alla paura. Poi, gradualmente, è iniziato il rientro, anche se molto lento, con ancora almeno una quarantina di persone che continua a vivere in hotel sulla riviera. Gli altri, invece, hanno preferito tornare ad Ascoli in b&b o in appartamenti, considerando la consistenza dei contributi garantiti per il disagio di dover lasciare la propria casa.

 

Nello scenario globale delle famiglie sfollate, c’è anche una fetta che non è individuabile, come sistemazione, perché ha scelto di non rivolgersi al Comune per una sistemazione, ma ha scelto la soluzione “fai da te”. Ovvero, dopo aver richiesto il contributo di autonoma sistemazione non ha chiesto un supporto per individuare un appartamento ma, magari, ha utilizzato una propria seconda casa o ha trovato ospitalità da parenti o addirittura, nel massimo riserbo e contro la legge, qualcuno ha deciso addirittura di rimanere nell’abitazione inagibile in attesa di avviare i lavori. Naturalmente, a proprio rischio e pericolo. A conti fatti, numeri che in ogni caso non riescono ad esprimere pienamente il gravissimo disagio e contraccolpo anche dal punto di vista economico, considerando ad esempio il periodo più difficile in cui almeno un paio di migliaia di ascolani, per paura, ha lasciato la città.

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