Servizi sociali a rischio. Mancano i fondi regionali, famiglie in difficoltà

Suona il campanello d’allarme per i servizi sociali che riguardano da vicino tutte quelle famiglie ascolane in difficoltà, sia per le problematiche economiche che per l’assistenza ai propri anziani o a loro congiunti con disabilità ora rimessa in discussione da normative e mancanza assoluta di fondi, sia regionali che statali. Una carenza che rischia di tagliare le gambe ai centri diurni per anziani e quelli per disabili e ad altri servizi di supporto sociale indispensabili per garantire una rete di protezione sul territorio. E adesso, con gli Ambiti sociali rimasti praticamente a secco di finanziamenti, l’Arengo che si ritrova tra incudine e martello, con i segnali disperati che arrivano proprio dalle famiglie, costrette a caricarsi di ulteriori costi, come quelli delle rette, che non sono in grado di reggere. Serve una svolta, un atto di coraggio per tamponare l’emergenza, uno scatto di reni per garantire sostentamento ai servizi sociali nel territorio dei comuni dell’Ambito XXII prima che sia troppo tardi.

L’appello delle famiglie trova un’eco nelle parole dell’assessore comunale alle politiche sociali, Donatella Ferretti spese durante l’ultimo consiglio comunale aperto sulla sanità.

“La situazione del sociale vive un momento decisamente non felice. – queste le parole della Ferretti – E lo dico anche in nome di quella integrazione socio-sanitaria che da anni è protagonista dei Piani della Regione  Marche, ma che stenta a concretizzarsi, anche se sul nostro territorio grazie alla collaborazione di tutti questa tela siamo riusciti un pochino a tesserla. Le difficoltà che, però, sta vivendo il sociale, hanno una doppia natura: una è la drammatica riduzione dei trasferimenti dalla Regione e dallo Stato e l’altra è  costituita dall’incertezza normativa e da provvedimenti che provocano forse più danni dell’esiguità delle risorse economiche”.

“Qui i servizi sociali – prosegue Donatella Ferretti – vengono erogati dal Comune e dell’Ambito sociale. L’Ambito è nato circa 15 anni fa da una lodevole iniziativa della Regione Marche per garantire servizi anche ai comuni più piccoli che non se li sarebbero potuti permettere. Oggi, però, siamo arrivati ad una riduzione drastica dei finanziamenti agli Ambiti sociali: da 11 milioni del 2014 si è passati ai 7 del 2015 e, a quanto sembra, agli zero attuali. Noi, di fatto, stiamo portando avanti i servizi e la macchina organizzativa con le economie ottenute negli anni precedenti. E’ un situazione che va sanata.  Dal punto di vista dei problemi normativi, ad esempio la legge 18, ovvero la legge quadro sulla disabilità e i relativi servizi, è stata di fatto superata da delibere della giunta regionale come quella sui centri diurni e residenziali. Questi centri, che sotto la gestione Spacca dovevano essere finanziati, sono stati sanitarizzati e così si sono persi i connotati sociali”.

“In un centro – aggiunge l’assessore alle politiche sociali – una volta veniva considerato il numero degli operatori sulla base degli utenti. Oggi, invece, si va a minutaggi. Per ogni utente si calcola per quanti minuti al giorno deve avere medici e assistenti. Occorre rivedere, innanzitutto, la distinzione tra utenti gravi e lievi, perché chi sta nei centri è sempre grave. E, invece, in questo momento si crea una disparità dei rimborsi sensibili.  Inoltre,  non si possono considerare le effettive presenze dell’utente perché il disabile si ammala, non viene, ma il rimborso deve esserci lo stesso sulle spese effettive. E tutto questo porta ad un aumento della retta che, teoricamente, doveva essere compensato dal Fondo di solidarietà previsto in 30 milioni, poi ridotto a 10 fino ad arrivare ad oggi quando di soldi non se ne ha più traccia. In più, sono rimasti fuori servizi come il trasporto dei disabili e altri servizi cui deve sopperire il Comune.  Tra l’altro, i soldi non ci sono, ma c’è anche un aumento esponenziale dei servizi da erogare…  E’ assurdo che ora quella compensazione che doveva essere garantita dal Fondo di solidarietà d’improvviso non ci sia più, con i costi che vanno a ricadere direttamente sulle famiglie già in difficoltà, sui disabili e sugli anziani. La situazione è preoccupante e i centri diurni in questo momento, sono davvero a rischio…”. E le proteste, in tal senso, si levano proprio dalle famiglie che faticano a tenere il passo e si ritrovano a sostenere costi per le rette dei centri che iniziano a diventare proibitivi e che mettono a repentaglio anche la situazione economica delle stesse famiglie. In definitiva, un allarme nell’allarme. E tutto questo non può restare inascoltato.

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