Terremoto, quasi 1 milione per sistemare 7 chiese della Diocesi ascolana

Arriva il momento delle priorità anche per le chiese lesionate dal terremoto. Priorità che ora vengono definite dal commissario Errani nell’ultima ordinanza attraverso un elenco allegato, con relativi contributi che verranno messi a disposizione per 69 interventi. Un elenco nel quale figurano, per il Piceno, sette chiese della Diocesi di Ascoli, cui si aggiungono altre tredici chiese di quella di San Benedetto, Ripatransone e Montalto. Con il provvedimento di Errani, a questo punto, si avvia una prima procedura di restauro e riapertura degli edifici sacri individuati andando ad intraprendere un percorso che, sulla carta, dovrebbe essere il più possibile sbrigativo con l’obiettivo di restituire la disponibilità di tali chiese ai fedeli il prima possibile.

 

Per l’individuazione delle chiese da sistemare prioritariamente, il commissario e il gruppo di lavoro appositamente costituito hanno utilizzato tre parametri, partendo dalla volontà di “consentire la continuità del culto”: l’assenza di altri luoghi di culto nell’ambito territoriale di riferimento delle comunità, l’apertura al culto dell’edificio interessato alla data del 24 agosto 2016 e il livello di danneggiamento modesto, anche risolvibile con interventi strutturali di carattere locale. Quindi scelte legate alla possibilità di riaprire in tempi brevi quelle chiese che, comunque, non essendocene altre nelle zone vicine, rappresentano un punto di riferimento insostituibile per i fedeli di quella zona, considerando anche la possibilità di poter definire l’intervento – di dimensioni non eccessivamente consistenti – in tempi molto stretti.

 

A questo punto, con la pubblicazione dell’ordinanza prenderà il via questo primo programma di interventi immediati finalizzati a consentire la continuità delle attività di culto nei territori interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 nelle Marche, in Abruzzo, nel Lazio e nell’Umbria, , da eseguire “mediante la realizzazione di interventi di messa in sicurezza, finalizzati alla riapertura al culto delle chiese, previa acquisizione delle necessarie autorizzazioni delle competenti strutture del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo rilasciate in sede di Conferenza regionale e della valutazione di congruità dei costi previsti dell’intervento complessivo da parte del competente Ufficio speciale per la ricostruzione”.  Sarà cura dei soggetti attuatori (quindi delle Diocesi) verificare, in fase di esecuzione degli interventi immediati, la possibilità di procedere alla contestuale realizzazione di opere definitive e non provvisorie secondo quanto disposto dall’ordinanza di Errani, qualora ne emerga la possibilità in relazione alla prevedibile ottimizzazione dei tempi di cantiere e dalla conseguente convenienza economica.

 

L’elenco delle chiese inserite in questo primo programma di interventi, quindi quelle con priorità rispetto a tutte le altre, include come detto 7 edifici sacri della Diocesi ascolana e 13 di quella sambenedettese. Nel dettaglio, per la Diocesi di Ascoli le chiese incluse in questa prima tranche sono: Maria Ss. Assunta di Venagrande, Madonna delle grazie di Castel Trosino, San Lorenzo di Montegallo, S.Pietro di Palmiano, Ss. Crocifisso di Acquasanta Terme, S.Stefano di Roccafluvione (frazione Marsia) e San Giorgio di Venarotta.

Per quel che riguarda, invece, la Diocesi di San Benedetto, Ripatransone, Montalto, le chiese incluse sono: quella di San Francesco e quella di S.Anna a Comunanza, S.Maria Assunta a Cossignano, S.Francesco a Force, S.Lucia a Montalto Marche, S.Michele arcangelo a Montelparo, S.Benedetto abate a Montemonaco, S.Niccolò a Monteprandone, Ss.Gregorio magno e Niccolò a Ripatransone, S.Lorenzo a Rotella, S.Giuseppe a San Benedetto. Oltre a due chiese della Diocesi che sono in territorio abruzzese, ovvero S.Pietro in Col Pagano a Civitella del Tronto e S.Cipriano a Colonnella. A questo punto, per sbloccare le procedure, occorrerà presentare i progetti e ottenere le necessarie autorizzazioni per poi partire con i lavori finalizzati a riaprire prima possibile le chiese individuate. In totale per ora beneficeranno dei contributi 7 chiese, per l’Ascolano, a fronte di un patrimonio sacro danneggiato dal sisma in maniera consistente.

Costeranno complessivamente 934.200 euro, tra fondi della Diocesi e contributo per il sisma, i sette interventi prioritari per la riapertura in tempi stretti di altrettante chiese del territorio ascolano . Per le 13 chiese della Diocesi sambenedettese che verranno sistemate si spenderanno, invece, 3,3 milioni di euro. Il tutto in un quadro economico complessivo del primo programma di interventi che vedrà stanziata, tra Diocesi e fondi per il sisma, 14.358.500 euro per tutti e 69 gli interventi tra Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria.

 

Nello specifico, per gli interventi nel territorio ascolano, 715.000 euro dovranno essere stanziati a fronte di 219.000 euro che verranno messi a disposizione dagli uffici per la ricostruzione, sui già citati 934.200 euro necessari. Per la zona di competenza della Chiesa sambenedettese, 2.550.000 euro della Diocesi saranno integrati da 781.600 euro dei fondi per il terremoto. Dal punto di vista della ripartizione degli interventi inseriti in elenco, oltre alle 7 chiese di Ascoli e alle 13 di San Benedetto, figurano 1 chiesa di Ancona-Osimo, 2 di Fabriano-Matelica, 6 di Fermo, 2 di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli, 8 di Jesi, 1 di Senigallia, 4 di Foligno, 2 di Gubbio, 4 di Rieti, 9 di Spoleto, 5 di Teramo-Atri e 5 di Terni-Narni. Nel contesto generale, l’investimento necessario più cospicuo è proprio quello relativo alla Diocesi di San Benedetto.

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