Stefano De Angelis: “Il turismo è una cosa seria…”

Intervista al Presidente e Direttore generale del Gruppo Giocamondo, tour operator ascolano leader sul mercato di settore nazionale ed internazionale

Stefano De Angelis, Presidente e Direttore generale del Gruppo Giocamondo (tour operator ascolano con prodotti leader sul mercato nazionale ed internazionale), è uno di quei self-made man che hanno saputo fondare sulla passione, ma soprattutto sulla grande preparazione e competenza, un percorso professionale di alto livello, costruendo su queste solide basi una realtà importante e molto apprezzata nello scenario turistico globale. Quello che contraddistingue Stefano De Angelis, rispetto a tanti altri, è proprio il riuscire a coniugare le sue spiccate qualità manageriali, la sua estrema concretezza, la sua tenacia, con l’amore per il suo lavoro. Lo stesso amore che, nonostante gli obiettivi e i risultati raggiunti in Italia e all’estero attraverso il “core business” del suo Gruppo, lo lega fortemente al suo territorio. Un attaccamento che traspare, evidente, quando – come in questa intervista – parla del Piceno e del suo futuro.

 Presidente, che anno sarà questo 2016 per il turismo?

Quel che è certo è che il turismo è in crescita, tra le altre motivazioni, anche per diversi fattori di carattere internazionale e per congiunture socio-politiche. Ad esempio, per il fatto che i territori più ambiti dai turisti sono sotto conflitto e, quindi, risultano inevitabilmente penalizzati: parlo di Nord-Africa, Turchia e alcuni Paesi europei. Il fattore principale che domina lo scenario, in questa fase, è, dunque, sicuramente la paura, con gli italiani che tendono a restare in patria, così come anche i turisti degli altri Paesi europei, puntando più sul mare, si orienteranno maggiormente, per le vacanze, sull’Italia. Già nel 2015 si è registrato un elevato incremento della presenza di stranieri nel nostro Paese e credo che nel 2016 il dato sia destinato a crescere ulteriormente, soprattutto per quel che riguarda il turismo balneare. Ma anche l’entroterra ne beneficerà e, comunque, potrà giocarsi bene le proprie cartucce…

 E che 2016 sarà, invece, per Giocamondo?

Noi, come Gruppo, siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti nel 2015, ma per il 2016 puntiamo a crescere ancora, anche perché l’azienda è ormai diventata importante e vogliamo cercare sempre nuove opportunità, assumere nuovo personale e creare nuove sinergie sul territorio. I nostri budget confermano una costante crescita in tutte le tipologie di prodotto: dalle vacanze studio alle vacanze per ragazzi, dalla rete dei trenini turistici che, dopo Ascoli Explorer, stiamo creando in più città, all’incoming con Ideatravel. Voglio essere ancora ottimista: mi aspetto un anno favorevole, con numeri ancora positivi. Del resto, dal punto di vista  turistico, l’Italia è data in crescita di 1,2 punti. In teoria, si parla di un raddoppio del dato del turismo, nei prossimi dieci anni, per salire dal 10 al 20 per cento del Pil italiano. In parte questo dipenderà dalla decrescita degli altri settori, ma incideranno anche le potenzialità che ci sono. Trent’anni fa l’Italia nel turismo era prima, con un patrimonio Unesco che è il più importante al mondo, ma ora siamo quinti e sesta, dietro di noi, è la Turchia. Bisogna tornare a puntare di più su questo settore.

 Di turismo, a mio avviso, si parla troppo… Se ne dovrebbe parlare, in realtà, di più tra gli addetti ai lavori, per studiare le nuove strategie. A volte si parla senza avere la consapevolezza di quale sia la realtà. Nel turismo succede un po’ come nel calcio, dove tutti si sentono allenatori. Si tratta, certamente, di un settore che può incidere tanto sulla ripresa, ma occorre che a livello nazionale, ma anche a livello locale, ci si creda un po’ di più, non limitandosi alle chiacchiere, bensì ragionando su progetti e fornendo nuove opportunità anche attraverso agevolazioni, come è stato fatto per le  ristrutturazioni alberghiere grazie ad un possibile sgravio del 30%. Per incidere profondamente sul territorio, però, occorre abbandonare l’individualismo,  mettersi in rete. Faccio un esempio: quanti siti ci sono nel Piceno che forniscono informazioni turistiche su Ascoli e provincia? Sicuramente troppi.  In realtà, ce ne dovrebbe essere uno solo, ben fatto, multilingue, per dare un punto di riferimento ai potenziali visitatori e offrire una visione globale della provincia ascolana. In Trentino c’è un portale che si chiama Visit-Trentino ed è un portale unico, nato dal fatto che tutti gli attori si sono seduti attorno ad un tavolo per mettere a punto certe strategie. Purtroppo, qui gli addetti ai lavori non parlano troppo fra loro, non dialogano. Il problema che va compreso e superato è che il turista non sceglie di andare in un determinato hotel, ma di andare in una determinata località, ad esempio a San Benedetto o ad Ascoli. Soltanto dopo la scelta primaria arriva quella secondaria che consiste nella scelta dell’albergo, della struttura ricettiva. Ecco perché tutti devono contribuire alla promozione dell’intero territorio. Occorre avere una propria identità come Piceno e non limitarsi a registrare i trend di crescita dovuti, magari, alle disgrazie altrui.

Parlando dei trend di crescita, negli ultimi anni il turismo è risultato uno dei pochissimi settori che ha  fatto registrare un segno “+” nell’andamento generale del territorio. Pensa, dunque, che questa tendenza possa essere confermata?

Secondo me, ripeto, ci sarà ancora una crescita per il Piceno. Ovviamente il traino sarà sempre il mare, ma ne beneficerà anche l’entroterra che, comunque, dovrebbe valorizzare la  propria identità e attrarre autonomamente flussi turistici. Gli olandesi  e gli inglesi, ad esempio, amano molto l’entroterra, così come stanno tornando tanti americani. Quello che manca, però, è la destagionalizzazione con numeri importanti, specie in riviera, dove tutto si concentra solo su 3 mesi all’anno… In tal senso occorre lavorare molto,  specie per la promozione, ed in maniera coordinata.

 Che apporto può dare, a suo avviso, il turismo a medio e lungo termine,  dal punto di vista occupazionale? E quanto può essere importante, per i giovani, una formazione specifica, che vada a creare professionalità pronte ad operare?

Alla lunga il turismo continuerà a crescere, considerando che si ipotizza, in dieci anni, di veder raddoppiato il numero dei visitatori, ma ora è il momento di investire. Anche a livello di formazione, da queste parti, siamo molto carenti. Occorrerebbero più scuole in grado di creare non solo cuochi o camerieri, ma veri e propri esperti di turismo. A San Benedetto, con l’Università, si è iniziato a battere questa strada, considerando che servono operatori specializzati, ma forse ancora è presto per apprezzarne i risultati. Ripeto, occorrono professionalità che abbiano studiato turismo e abbiano maturato esperienze importanti. Conoscere questo settore a 360 gradi è fondamentale e, invece, ci sono pochi addetti specializzati anche per creare rapporti internazionali e sviluppare progetti specifici. Queste figure mancano sul territorio ed è per questo che occorre migliorare l’offerta formativa. Anche noi, come Gruppo, facciamo fatica a trovare persone preparate. Le scuole, oggi, formano una marea di geometri, ragionieri, avvocati e così via, mentre, pur volendo puntare sul turismo, non si crea il necessario management. E questa è una carenza da colmare ed è anche la prima cosa a cui dovrebbero pensare le istituzioni, ad esempio programmando un istituto superiore del turismo.

Aldilà delle parole, quanto c’è ancora da fare per far crescere Ascoli dal punto di vista turistico? Quanto siamo indietro per quanto riguarda i servizi e l’accoglienza?

Ad Ascoli c’è da fare ancora tanto. Anche perché i risultati positivi sono solo l’inizio di un percorso di crescita che può portare molto più lontano. E’ chiaro che anche il capoluogo piceno dovrebbe muoversi per attrarre investitori importanti. Puntando, magari, sul recupero di palazzi storici chiusi, nel centro storico di Ascoli, per attrarre catene alberghiere internazionali con investimenti finalizzati a realizzare anche qui alberghi di lusso. Perché Ascoli, con gli edifici storici che ha, si può permettere strutture a 5 stelle. In questo caso, si potrebbe finalmente puntare su un turismo congressuale di livello. Mi viene in mente un edificio come palazzo Saladini Pilastri che potrebbe ospitare una mega struttura ricettiva…  Credo che, da questo punto di vista, le istituzioni potrebbero lavorare anche per attrarre investimenti e provare a prendere contatti con importanti catene alberghiere. In questo modo, si potrebbero realmente  sviluppare le presenze turistiche portandole a numeri davvero importanti. Sarebbe utile, dunque, avviare un’azione politica per far nascere qui nuove strutture alberghiere di alto livello. Oggi, del resto, c’è tutto il target del turismo benestante – con americani, giapponesi, e tutto l’Oriente – che cerca strutture di alta qualità. Nelle Marche, ci sono solo tre alberghi a 5, di cui due sono a Pesaro e il terzo è a Torre di Palme, nel Fermano: questo la dice lunga sulle opportunità che si potrebbero creare con una struttura di lusso nel Piceno. Certo, occorrono investitori , ma ci sono catene internazionali che potrebbero essere interessate, facendo entrare Ascoli e il suo territorio in circuiti molto importanti. Le istituzioni potrebbero giocare un bel ruolo, creando rapporti, collegamenti tra catene alberghiere e proprietari di palazzi storici. Inoltre, si potrebbero incentivare questi investitori potenziali con delle agevolazioni ad hoc. Le possibilità ci sono, considerando,  tra l’altro, che Ascoli è una delle poche città turistiche senza una catena alberghiera, ma occorre attivarsi.

Quanto ha contributo, da questo punto di vista, in questi anni, Giocamondo per rendere più appetibile Ascoli?

Sul turismo scolastico sicuramente abbiamo dato un consistente contribuito, considerando che noi ogni anno facciamo registrare ad Ascoli circa 15-20 mila presenze, creando poi tutto un indotto, con il passaparola, legato proprio alle famiglie degli studenti, considerando che questi ultimi riportano a casa le loro esperienze, le loro emozioni. Da lì nasce un indotto importante. Ma risultati rilevanti li abbiamo ottenuti anche con Ideatravel per l’incoming legato al turismo internazionale. Ed il trenino rappresenta sempre di più, oltreché un servizio, anche uno dei motivi di appeal e di attrazione per il turismo escursionistico, il classico mordi e fuggi, contribuendo a portare in città molte famiglie.

Quanto pesa la mancanza di una promozione coordinata e quanto può incidere, ancora il passaparola?

La promozione coordinata é fondamentale. Ad esempio la Spagna, che è avanti anni luce, ha saputo creare dei marchi territoriali di spicco, come quello dell’Andalusia, che consentono di vendere bene territori magari gonfiandone anche le reali potenzialità. Parlando di marchi, per quanto riguarda il mercato internazionale, il brand deve essere l’Italia, per poi creare, a livello interno nazionale, brand come quello delle Marche e del Piceno. L’unica regione che ha capito questo e ci ha lavorato per 30 anni è la Toscana. Il marchio Tuscany, in alcuni posti del mondo, è forte tanto quanto quello dell’Italia.

Quanto possono fare e debbono fare le istituzioni e la politica per accompagnare questa crescita del settore turismo nel Piceno?

Le istituzioni devono fare da raccordo tra tutti gli operatori e attori, creando un collante per il dialogo, per uscire con decisioni condivise. Devono anche dotarsi di persone esperte, competenze e professionalità: così come si coinvolgono esperti per il Piano regolatore, la stessa cosa dovrebbe avvenire per creare un Piano turistico.

Che peso possono avere le infrastrutture, anche per potenziare e portare a livelli importanti il discorso dell’incoming?

Le infrastrutture sono  fondamentali…  L’aeroporto delle Marche, ad esempio, è in crisi, ma rappresenta una risorsa importantissima perché per attrarre, per avere buoni flussi internazionali, devi avere i collegamenti giusti. Anche il collegamento stradale con Roma dovrebbe essere strategico, se pensiamo che tra Porta Cartara e Fiano Romano, alle porte della capitale, ci sono solo 145 chilometri… Anche in questo caso il territorio dovrebbe farsi rispettare e battere i pugni su qualche tavolo per ottenere un collegamento all’altezza.

Un messaggio finale per questo anno appena iniziato?

Riprendo una frase di Filippetti, patron di Eden Viaggi, che dice: il turismo è una cosa seria. Occorre, quindi, professionalità. Senza affidarsi al pressappochismo…

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Direttore responsabile della Gazzetta di Ascoli Giornalista professionista e scrittore

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